Immaginate per un istante un Sindaco che abbia letto con la dovuta attenzione un qualsiasi articolo di giornale che parla della riforma della Pubblica Amministrazione proposta dal Ministro Madia.
Immaginate che, incuriosito, la sua attenzione si concentri sui processi di digitalizzazione previsti dalla Legge.
Immaginate che quel Sindaco si stia chiedendo: “bene, e adesso come faccio?”.
In modo un pò provocatorio (chi mi conosce sa che lo faccio a fin di bene), sulla base dell’esperienza che mi deriva dall’assistere numerose Amministrazioni in questo processo, avanzo, ai Sindaci che in queste ore si stanno interrogando, 9 suggerimenti su come procedere.
1) convoca subito il Segretario Generale (e, il Direttore Generale) e ponigli il seguente interrogativo: “Oltre al Codice degli Appalti, hai letto anche il Codice dell’Amministrazione Digitale?” Ricordo a tutti noi che i Decreti Delegati Madia costituiscono una “novellazione” del C.A.D..
2) ciò che il Sindaco deve assolutamente evitare dopo il colloquio con il Segretario Generale é convocare il fornitore di servizi I.T..
Per lungo tempo, in molte Amministrazioni, l’offerta di servizi I.T. é ciò che ha determinato la domanda di servizi e i modelli organizzativi.
Le Aziende di I.T. sono dei fornitori. Punto.
3) la riforma proposta dal Ministro Madia (ma anche da precedenti provvedimenti legislativi) per avere successo impone di cambiare innanzitutto i modelli organizzativi.
È necessario transitare dalla digitalizzazione dei procedimenti a disegnare processi di fornitura di servizi. Sono i processi che vanno digitalizzati, i procedimenti, bene o male, sono già digitalizzati.
4) caro Sindaco convoca immediatamente brainstorming con i Dirigenti e con i Funzionari per far passare questa impostazione.
Verifica con loro (modello partecipativo) a che punto siete.
Un suggerimento: partite dalle aziende e dai liberi professionisti.
La totale digitalizzazione é prevista, per questi utenti, già dal 2013.
5) verifica in quale “spazio virtuale” vengono salvati i fascicoli amministrativi. Verifica se i formati con i quali vengono salvati i file consentono la interoperabilità con gli altri Enti Pubblici. Verifica se vengono utilizzati i metadati. Verifica se il linguaggio utilizzato è il burocratese.
Ricorda che gli atti devono essere trovati e letti dai cittadini.
6) a quel punto immagina altri servizi (ad es. la scuola, la cultura) che interessino i “normali cittadini”. Poiché nell’immediato non sarà possibile la totale digitalizzazione dell’Ente, sperimenta, assieme ai dipendenti e ai cittadini alcuni nuovi servizi.
Fate esperienza e procedete.
7) verifica (in attesa di SPID) se per digitalizzare questi servizi puoi utilizzare come mezzo di identificazione la Carta Nazionale dei Servizi.
Informati presso i Comuni che già utilizzano questo sistema (in Italia ce ne sono più di quanti si pensi).
8) verifica assieme al Segretario Generale, ai Dirigenti e ai Funzionari la qualità e l’aggiornamento della Sezione Amministrazione Trasparente del tuo sito.
Comincia ad immaginare e a progettare un sito istituzionale alimentato sempre di più di default dai processi digitalizzati.
Censisci i set di dati che possono essere offerti agli stakeholders. Datti un piano per aumentare il numero di dataset.
9) parti immediatamente dandoti un piano di alfabetizzazione digitale destinato ai dipendenti (pochi di loro sanno a cosa servono i metadati) e a tutti i cittadini.
Evita di spendere soldi in sciocche attività di alfabetizzazione il cui contenuto appartiene all’epoca dei personal computer.
Mi chiederete: “perché ti rivolgi ai Sindaci?”.
Perché le attività che ho prefigurato, per esperienza, o hanno un imput politico molto forte e trovano l’appoggio di intelligenti Segretari Generali (e in Italia ce ne sono molti), oppure si tracheggia inutilmente fino all’arrivo della sanzione.
Ma, come é noto i processi di cambiamento di successo avvengono solo se ci sono un consenso e una consapevolezza diffusi. Il timore della sanzione vale molto poco.
Ovviamente avrete bisogno di coloro che vi sostengono “dall’esterno”, che hanno competenze assieme organizzative e informatiche.
Ovviamente sono uno di questi. Lo faccio già in svariate Amministrazioni. Quindi: se lo ritenete necessario: chiamatemi!!!
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1 risposta su “9 suggerimenti ai Sindaci che non vogliono farsi travolgere dalla Legge Madia”
[…] Proprio in questi giorni, con l’attivazione del cosiddetto “pin unico” è in atto un significativo cambiamento per quello che riguarda l’accesso ai servizi di diverse amministrazioni pubbliche. Con l’approvazione della Legge Madia è stato infatti introdotto nel nostro sistema giuridico il concetto di cittadinanza digitale, ovvero il diritto di ognuno a possedere una propria identità digitale. Per gli utenti, come cittadini e imprese, questo significa possibilità di adempiere on line agli obblighi verso la pubblica amministrazione (pagamenti e accesso ai servizi), ma anche di scambiare dati e informazione in via telematica (quindi maggiore facilità di accesso ai dati che riguardano la gestione della stessa amministrazione pubblica). Un’opportunità per i cittadini, dunque, e al contempo un obbligo per le pubbliche amministrazioni, che dovranno operare un profondo cambiamento dei propri modelli organizzativi. Uno sforzo molto, molto importante, che rischia di “travolgere” i sindaci che dovranno applicare efficacemente la Legge Madia. Ecco quindi che Michele Vianello, esperto in materia di smart cities e autore del libro “Smart citizen, istituzioni e politica” (scaricabile gratuitamente qui: http://www.scribd.com/doc/293657332/Smart-Citizen-Istituzioni-e-Politica-Dal-potere-dello-zapping-al-diritto-all-interlocuzione) stila una lista di 9 “consigli pratici” ad un Sindaco che abbia letto con la dovuta attenzione un qualsiasi articolo di giornale che parla della riforma della Pubblica Amministrazione proposta dal Ministro Madia. “Immaginate – scrive Vianello – che, incuriosito, la sua attenzione si concentri sui processi di digitalizzazione previsti dalla Legge. Immaginate che quel Sindaco si stia chiedendo: ‘bene, e adesso come faccio?’”. Perché il bisogno di rivolgersi direttamente ai sindaci? “Perché – spiega Vianello – le attività che ho prefigurato, per esperienza, o hanno un imput politico molto forte e trovano l’appoggio di intelligenti Segretari Generali, oppure si tracheggia inutilmente fino all’arrivo della sanzione. Ma, come é noto, i processi di cambiamento di successo avvengono solo se ci sono un consenso e una consapevolezza diffusi: il timore della sanzione vale molto poco”. Ecco allora i 9 consigli a un Sindaco che non vuole farsi travolgere dalla Legge Madia: http://www.michelevianello.net/9-suggerimenti-ai-sindaci-che-non-vogliano-farsi-travolgere-dalla-leg… […]