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Smart city - Smart Citizen

La partecipazione alle attività in una città smart – Si può fareeeee!!!!

Michele Vianello - Smart City - si-puo-fare

Adotta una tua azione smart…finalmente si potrà fare

Oggi il Corriere della Sera riporta questa notizia Un gruppo di condomini riesce miracolosamente a trovare un accordo. E decide di risistemare la strada davanti al palazzo: chiude le buche, cancella le scritte sui muri, magari compra un paio di fioriere. Il Comune ringrazia e in cambio concede uno sconto sulla Tasi, la nuova tassa sulla casa. I negozianti che affacciano su una piazza si fanno carico della manutenzione di quel pezzo di città: aggiustano il marciapiede, sistemano le aiuole, sullo slancio mettono persino un piccolo palco per i concerti. Il Comune ringrazia pure loro e rinuncia per qualche mese alla «tassa sui tavolini», quella per l’occupazione del suolo pubblico. Se per un nuovo taglio delle tasse bisogna aspettare ancora, almeno diventa possibile il pagamento in natura. O meglio, sotto forma di interventi fai da te per la cura del territorio.”

Il coinvolgimento dei cittadini nella realizzazione di attività che in altra epoca l’Amministrazione avrebbe realizzato attingendo al suo bilancio si chiama “sussidiarietà”.

Chi ha letto i miei libri sulla smart city sa che da tempo teorizzo una attività che definisco “adotta una azione smart”. È una attività ispirata ai principi di sussidiarietà.

Non è necessario che sia la pubblica amministrazione a realizzare le attività della smart city. Gruppi di genitori possono ad esempio comprare una stampante 3D per una scuola, installare il wifi in una zona. L’importate è che queste attività siano definite di “pubblica utilità”, siano replicabili e coinvolgano ampie platee di city user.

Il provvedimento legislativo di cui parla il Corriere della Sera necessiterà di delibere attuative da parte dei diversi Comuni.

Ritengo che le azioni smart realizzate da gruppi di cittadini definibili di “pubblica utilità” potrebbero essere assimilate a quelle più tradizionali.

In questo modo si uscirebbe dalla logica secondo la quale la città smart la fanno i Comuni con le loro risorse. Questa ambiguità, accompagnata dalla scarsità di risorse pubbliche, sta decretando il blocco delle attività smart e digitali nelle nostre città.

Chiederò all’amico Paolo Coppola di aiutarci in fase di elaborazione della legislazione. Sono certo che il mio appello non sarà vano.

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