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Codice dell'Amministrazione Digitale

IO.ITALIA … FIGHISSIMO MA ….

Suggerimenti perché IO.ITALIA, una “figata pazzesca”, non si riduca ad un gigante con i piedi di argilla

Non sto scherzando, la piattaforma “Io Italia” è davvero una “cosa figa”.

Naturalmente, lo potrà diventare davvero ad alcune condizioni.

L’idea progettuale di raccogliere in una unica piattaforma nazionale una serie di “utilities strategiche” per il cittadino e di farlo dialogare con le diverse P.A. attraverso questa piattaforma è davvero intrigante. Finalmente, in pratica, si mettono al centro le esigenze e i “punti vista” del cittadino.

D’altronde, per come conosco oggi la Pubblica Amministrazione –soprattutto quella locale- quest’ultima non possiede le risorse economiche né, tantomeno, quelle culturali per ideare piattaforme che, progressivamente, sostituiscano forme di interazione analogiche e digitali abbondantemente superate.

Se ci pensate bene, anche Facebook è una straordinaria piattaforma di interazione. Che poi la piattaforma Facebook sia usata in modo barbarico questo è un altro ragionamento.

Ho visitato la piattaforma IO ITALIA analizzando le quattro aree di interazione disponibili per il cittadino.

Le riassumo brevemente: i messaggi di cortesia, le piattaforme per i pagamenti, una repository documentale, il domicilio digitale.

Do per scontato, naturalmente, che il log a queste aree avvenga utilizzando SPID. Ricordo che quest’ultimo assolve ad ogni obbligo di firma e di identificazione. E ciò va bene, vi consiglio perciò di richiedere SPID al più presto.

A questo punto dichiaro il mio gioco: IO ITALIA funzionerà se si instaurerà una sorta di reciprocità tra la piattaforma nazionale e i diversi software gestionali (e i fascicoli) oggi diffusi tra le diverse PA.

Il principio da affermare è il seguente: al cittadino non importa come è organizzata la P.A., l’importante è che un servizio (una istanza) sia fruito interamente, con facilità, on line grazie all’identificazione SPID e al dialogo tra ambienti web e data base dei gestionali.

Questo è un principio fondamentale ma, diventerà realtà se le diverse P.A. (e ogni settore di una unica P.A.) si parleranno digitalmente tra di loro secondo i principi della cooperazione applicativa e secondo una cultura organizzativa basata su ecosistemi.

Mi spiego.

L’area di IO ITALIA dedicata ai messaggi di cortesia, tipo “oggi scade la tua carta di identità vieni a ritirare la nuova”, funzionerà a condizione che i Comuni conferiscano velocemente ad ANPR la possibilità di interagire dinamicamente con il gestionale (e la banca dati) dell’anagrafe. Ma questo è un obbligo.

Riassumendo ancora: il gestionale dell’anagrafe (penso, in questo caso a quello che governa ANPR) sarà “istruito” affinché al manifestarsi di alcuni eventi venga generato un messaggio verso il singolo cittadino.

Fino a qui non sarà difficile per ciò che attiene alcune scadenze semplici, o i messaggi scontati, o messaggi “massivi” tipo: “domani si vota, vai al seggio”.

Ma ammettiamo che si tratti di scadenze legate alla programmazione di un evento unico in un territorio “ultimo giorno di iscrizione agli asili nido del Comune di Vimercate”, “parte la campagna di prevenzione del cancro alla prostata nella AUSL di Venezia”.? o indirizzato ad una singola persona “sono pronte le tue analisi del sangue, vieni a ritirarle!!!”?

Una gestione centralistica (aggettivo positivo in questo caso) dell’anagrafe, se non sarà istruita localmente “l’intelligenza anagrafica”, limiterà molte della potenzialità ai “messaggi di cortesia” riducendoli a quelli di default.

Conclusione: o i diversi “pezzi” della P.A. si parleranno consapevolmente tra di loro, o la potenzialità dei messaggi di cortesia sarà sprecata.

Ragionamento analogo, ma più complesso, riguarda i sistemi di pagamento.

Come è noto (almeno lo spero) il pagamento conclude, spesso, un qualche procedimento amministrativo.

Il pagamento di una multa conclude il procedimento che si è aperto quando ho infranto le regole del codice della strada. Ma, tutto il procedimento dovrebbe essere documentato, atto dopo atto, in un unico fascicolo digitale.

Di Comuni, ma non solo, ne vedo molti. Non ne ho trovato fino ad ora ancora uno in cui la piattaforma PAGO PA sia integrata nel sistema documentale.

La ricevuta di pagamento, in questo caso, potrebbe essere visibile dalla piattaforma IO ITALIA, ma non risiederebbe nel fascicolo del procedimento.

In questo modo il cittadino non potrebbe esercitare interamente il diritto a partecipare al procedimento che lo riguarda come previsto dagli articoli 3 e 41 del Codice dell’Amministrazione Digitale.

Ancora una volta l’assenza di interoperabilità e cooperazione applicativa tra le diverse piattaforme farebbe, in negativo, la differenza.

Questa osservazione vale anche nel caso della terza utility, ovvero la possibilità per il cittadino di avere in una unica repository tutta la documentazione (in formato digitale ovviamente) che attesta le sue diverse “relazioni” con la Pubblica Amministrazione.

Anche in questo caso la piattaforma funzionerebbe se tutte le P.A. fascicolassero digitalmente, producessero tutti gli originali in formato digitale, firmassero ogni atto digitalmente, notificassero digitalmente.

La metto giù piatta. Non tutte le P.A. (e non solo i Comuni di piccole dimensioni) fascicolano digitalmente, producono originali digitali, firmano digitalmente. Credetemi sulla parola. Purtroppo non è così.

Infine: IO ITALIA sarà una figata pazzesca se ci aiuterà a superare l’idea che la comunicazione digitale tra la P.A. e i cittadini e le imprese avviene via mail (PEC) e non piuttosto scambiando su una piattaforma le diverse istanze.

Per le aziende ciò non è una novità, il SUAP si usa abbastanza comunemente, le piattaforme di procurement cominciano ad essere diffuse.

IO ITALIA, per ciò che intuisco, è però una infrastruttura nazionale. Sicuramente il cittadino che eleggerà attraverso la piattaforma il proprio domicilio digitale riceverà le istanze che avranno lo stesso valore di una raccomandata RR..

Ma, IO ITALIA dovrà essere legata a tutti i sistemi documentali delle mille P.A. italiane, altrimenti sarà un hub senza strade di collegamento. Anche in questo caso vi posso garantire che i fornitori di gestionali documentali non saranno (non lo sono) entusiasti di aprire i loro codici e utilizzare le API.

IO ITALIA è davvero concettualmente una figata pazzesca, dico io, ma da Roma, in modo centralizzato non succede assolutamente niente.

Il CAD è in vigore ma, senza una sorta di pedagogia delle riforme da estendere in ogni angolo di Italia ad ogni Pubblica Amministrazione -a partire dai Ministeri- sarà molto improbabile il successo di IO ITALIA.

Qualche giorno fa ho ricevuto dalla scuola frequentata da mio figlio le istruzioni e la user e la password per accedere on line alla pagella, agli orari della scuola, ad altre utili informazioni ecc..

Quella che l’Istituto scolastico utilizza è la piattaforma fornita dal Ministero.

L’estetica non è quella delle linee guida AGID ma, soprattutto, l’utilizzo di SPID non è possibile, non è previsto, nonostante esso sia una funzione obbligata dal CAD. Quindi io e mia moglie, che abbiamo SPID, siamo stati muniti di un’altra password.

Qualche settimana fa dovevo prenotare una visita specialistica presso l’Azienda Sanitaria locale di Venezia. Anche in questo caso l’utilizzo di SPID non è previsto.

Qualche giorno fa ho letto il Manuale di Protocollo dell’AGID.

Il Manuale non è a norma, sia sotto il profilo dei riferimenti normativi che, conseguentemente, nel tracciare il flusso di protocollo digitale.

Questi esempi non si riferiscono a piccole Amministrazioni, ma a grandi realtà della Pubblica Amministrazione.

Non basta quindi una straordinaria idea come IO ITALIA se poi, i fornitori dei servizi pubblici viaggiano su un’altra lunghezza d’onda.

 

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