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Google, i governi, la pubblicità

A pochi giorni di distanza sono stati pubblicati due articoli (“In Europa caccia a Google per tassare la pubblicità” M.Mucchetti Il Corriere della Sera 8 gennaio 2010, “Sarkozy pioniere dei diritti online” Il Sole 24 ore 10 gennaio 2010). L’argomento è lo stesso, le considerazioni molto diverse.
Negli scritti si intrecciano due argomenti: la gratuità dei contenuti reperibili nella rete e la tassazione dei proventi derivanti dalla pubblicità online. Quest’ultimo argomento con particolare riferimento alla pubblicità su Google (naturalmente le considerazione valgono anche per YouTube ecc.).
Segnalo, perché ciò mi pare non sia tenuto in debito conto, che le regole della rete, tutte!!!, sconvolgono i tradizionali parametri dell’economia “reale”.
Acutamente M.Mucchetti segnala come il costo delle inserzioni online non vada rapportato a quello delle inserzioni sui media tradizionali. Non si esercita, insomma, una sorta di indebita concorrenza ai media tradizionali. Infatti i modelli di diffusione della pubblicità online sono totalmente diversi.
L’offerta pubblicitaria online per essere efficace deve partire dall’assunto che chi sceglie la rete rispetto ai media televisivi lo fa, generalmente, perché vuole esercitare una propria libera opzione. La pubblicità online per essere efficace deve essere mirata.
La pubblicità massificata, che colpisce nel mucchio, esercita una scarsa attrazione verso il “popolo della rete”. Potremmo dire che anche in questo caso si esercita una libera scelta.

1 risposta su “Google, i governi, la pubblicità”

Caro Michele, il tuo blog è un’iniziativa generosa e di grande valore per il popolo della Rete. Grazie. Voglio darti una mia opinione sul tema “pro e contro la pubblicità on-line” che abbiamo affrontato su alcuni numeri – e lo faremo ancora presto – del mensile BELTEL. Le polemiche sul “targeted advertising” sono un fenomeno ricorrente negli ultimi mesi, mentre quello che è rimasto stabile è il netto predominio di Google nel settore della pubblicità online con una quota di mercato del 70% a livello globale.
Negli Usa il Center for Digital Democracy lamenta che “un’enorme massa di informazioni sui consumatori è finita nelle mani dei venditori, con il risultato che i compratori/consumatori rischiano meccanismi di prezzo scorretto e meno libertà di scelta di quella che Internet potrebbe veramente offrire”. C’è però anche chi sostiene esattamente il contrario: la prima lamentela dei consumatori sul web è l’irrilevanza della pubblicità “tradizionale” (che è ancora la più diffusa), spesso decontestualizzata rispetto alle news. Mentre con il migliorare della pubblicità mirata, i consumatori vedranno sempre più annunci direttamente correlati ai loro interessi. E poi gli utenti vogliono avere i contenuti online gratuitamente, e per un sito di news il 99% dei ricavi proviene dalla pubblicità.
Insomma, ci sono pro e contro. Alla fine credo che sarà il popolo della rete a decretare con i suoi click il successo dell’una o dell’altra formula pubblicitaria. Ma sarà sempre meglio che dover subìre le continue interruzioni di spot sempre più demenziali, e privi di qualsiasi contenuto informativo utile per il consumatore, propinatici dalla Tv del “Grande Fratello”…
Ciao, Fabio

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