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Se sei su Twitter, twitta!!!! Social network e crisi della politica

In questi giorni tristissimi per il nostro Paese si è straparlato, in modo inesatto, di web e di social network.

Troppi parlamentari hanno giustificato scelte “discutibili” spiegando che i “loro” elettori glielo avevano chiesto tramite Twitter o Facebook.

Altri, ritengono invece che il web deve regnare sovrano e che il Presidente scelto dal web è il prescelto dagli italiani.

Mamma, che disastro; che confusione. Confusione culturale e politica, naturalmente.

La verità è che siamo in presenza di una crisi profonda dei partiti e dei “corpi intermedi”.

I “corpi intermedi”, ossia le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, assieme ai partiti hanno garantito la mediazione tra le espressioni e gli interessi dei cittadini e le Istituzioni democratiche.

Ciò che ha messo in discussione i “corpi intermedi” non è il web, bensì la trasformazione dei modi di produrre, la crisi economica, i processi di globalizzazione.

Quello che ho descritto è un fenomeno in corso in tutto il mondo occidentale dove la democrazia si è retta sulla capacità di mediazione e di compromesso.

Semplificazioni in “salsa web” non possono essere possibili.

I social network sono solo uno STRUMENTO potentissimo che consente alle persone di intervenire sui più svariati argomenti. Proprio perché sono solo uno STRUMENTO non possono essere considerati in sé una forma di volontà popolare alla quale obbedire.

La politica (ma anche i corpi intermedi non esenti da queste pecche) non sa usare il social networking. L’uso dei social network da forma di comunicazione politica si sta trasformando in una sorta di moloch al quale passivamente obbedire.

Ciò non fa bene alla cultura politica, ai cittadini, ai social network.

La dimostrazione di quanto affermato è un articolo apparso oggi sul Corriere del Veneto sui “Parlamentari in rete”.

Ciò che mi ha colpito è la sproporzione tra followers e following e il numero dei twitt inviati.

Tre casi eclatanti sono Brunetta (88927 followers, 331 following, 3152 twet), Moretti (19641 followers, 524 following, 1984 twet), Puppato (16621 followers, 354 following, 1594  twet).

C’é sempre una sproporzione tra numero di followers e following, soprattutto nel mondo politico. Ma questa sproporzione sta ad indicare un uso autoreferenziale del web.

I social sono strumento di interazione alla pari. In questi tre casi Twitter si riduce ad essere un monologo, sull’esempio dell’uso che si fa dei media tradizionali.

Sul web questo è concepito come una forma di maleducazione.

Idem vale per i tweet. Il tweet è la forma comunicativa.

Hai tante persone che vorrebbero seguirti, ma tu non gli parli.

Sono convinto che, per quanto attiene la stragrande maggioranza del mondo politico, funzioni proprio così.

In questo senso anche l’accoppiata Grillo/Casaleggio è quanto di più vetusto (old Internet) si possa concepire.

Insegnamenti da trarne.

Non basta essere su Facebook e Twitter. Il web VA VISSUTO senza subirlo.

Non basta esserci in modo autoreferenziale; se sei su Twitter devi twittare, e non solo in campagna elettorale o durante le primarie “perché fa cool”.

Sul web ci si sta con metodo interloquendo correttamente con i tuoi “amici”, evitando di esserne succubi.

Se state sul web abbandonate la cultura dei media tradizionali. Il web si fonda su una cultura diversa; gli algoritmi attorno ai quali sono costruiti i social network sono fatti per consentire interazione e dialogo.

Naturalmente, fatevi consigliare.

I social network sono straordinari strumenti per discutere di politica.

Ma, errore mortale, i social nterwork non sono la politica e non possono sostituirsi ad essa.

Naturalmente, questi ragionamenti valgono anche per i “corpi intermedi”, perché anche sul web, in forme diverse, si possono costruire orientamento culturale e politico, buona mediazione, ottima formazione politica. E, sempre sul web, si potranno formare nuovi “corpi intermedi”.

In un suo celebre aforisma Chris Anderson affermava che grazie al web “Le formiche hanno i megafoni.”. Sicuramente corretto a patto di non farci mangiare dalle formiche.

 

 

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