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Innovazione e precariato, riflessioni

Dopo il Convegno di ieri sulle nuove professioni organizzato dalla Fondazione Gianni Pellicani ho bisogno di condividere qualche riflessione.

La ricerca dimostra in modo inequivocabile che questa fascia di lavoratori cresce più di tutte le altre ed è destinata a crescere ulteriormente parallelamente al cambiare della struttura produttiva del Paese.

Questa fascia di lavoratori tuttavia soffre spesso di una situazione caratterizzata da bassi salari e assenza di tutele.

E’ evidente che le tutele alle quali fare riferimento non possono essere quelle novecentesche, quelle della fabbrica fordista, quelle per le quali si batte il sindacato.

Sono cambiati i modi di produrre, i luoghi della produzione, gli orari della produzione.

Non c’é più una separazione del tempo fra la vita e il lavoro. Nel dibattito è stato sottolineato come manchino i luoghi di aggregazione e le organizzazioni che aggreghino. Questi lavoratori non hanno rappresentanza e momenti di aggregazione.

Mi sono permesso di sottolineare che il sogno di molti di questi lavoratori non è quello del “posto fisso”, così come lo concepivano i loro padri.

Molti, giustamente, pensano a organizzare una loro impresa. Molti ritengono che la flessibilità nella vita, così come nel lavoro sia un valore da difendere e da tutelare.

Il dibattito di queste settimane sulle pensioni e sulla tutela delle generazioni più anziane non li riguarda, anzi li penalizza. Le misure di sviluppo dovrebbero essere dedicate maggiormente a loro, ad interpretare in modo moderno il lavoro.

MI sono permesso di suggerire che lo sviluppo delle reti di coworking (ho citato l’esperienza di COWO) è la soluzione ottimale al bisogno di incontro, di integrazione.

Il coworking è il luogo dove si incrociano professionalità, idee di business, opportunità imprenditoriali.

Comprendo come questo sia un linguaggio nuovo, come questo rappresenti un ambito di tutela che esce dalla tradizione.

Sottolineo come, purtroppo, questa cultura non sia presente né nel Sindacato (che difende il passato), né nelle forze politiche.

La timidezza del “governo tecnico” in materia di liberalizzazioni, in ogni ambito della società italiana, mi lascia poco da sperare.

Non importa, proseguiamo il nostro lavoro.

1 risposta su “Innovazione e precariato, riflessioni”

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