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Digital Transformation

De Benedetti, UBER, e il Paese analogico

Michele Vianello-agenda digitale

 

 

Giustamente stiamo tutti insultando i taxisti milanesi.

Nella loro protesta contro UBER si sommano il neo luddismo e la difesa corporativa della licenza che hanno pagato a caro prezzo.

La realtà è un pò più complessa e preoccupante.

Mentre il mondo vive nell’era e nella dimensione “digitale”, l’Italia è un paese intimamente “analogico”.

Scrive Carlo de Benedetti nell’indicare le “sue” priorità per la “digitalizzazione” del Paese “….l’editoria dov’é da tempo un dato di fatto che per valorizzare i contenuti informativi, culturali ed educativi, servono regole che impediscano agli operatori globali di farne strumenti con i quali razziare ulteriori risorse locali”.

Dove sta la differenza tra i taxisti milanesi e de Benedetti? nessuna. Entrambi chiedono di tutelare le “risorse locali”.

Parallelamente l’Antitrust, gli “anziani” garanti della privacy e gli albergatori cominciano una inutile crociata contro Booking ed Expedia.

Gli albergatori si segano il ramo sul quale sono seduti. Se hanno le camere occupate è perché hanno a disposizione piattaforme come Booking ed Expedia.

La loro capacità di acquisire autonomamente clienti sul web è pari allo zero.

L’Italia assume sempre di più le sembianze di qual signore che pensava di avvitare la lampadina restando fermo. L’universo in costante rotazione la avvitava per lui.

L’Italia se vuole dare un destino ai nostri figli deve, disperatamente, diventare “digitale”.

Prima che dell’espansione di nuove tecnologie, c’é bisogno di assumere massicciamente dosi di “cultura digitale”.

L’Italia ha bisogno di politiche industriali per affermare il digitale.

Questi sono i principi ispiratori dell’Agenda Digitale di cui ha bisogno il Paese.

 

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1 risposta su “De Benedetti, UBER, e il Paese analogico”

Tutto vero. Anche nella prima parte. Il buon “Bersani” (nel 2006) aveva fatto loro delle proposte accettabili per superare l’ostilità dovuta al costo esborsato per la licenza. Adesso non sarà facile trovare una soluzione senza che i taxi si sentano letteralmente rapinati. E trattandosi di una “riserva di caccia”, esclusiva e garantita nei decenni da tutti i governi, non sarà di facile soluzione.

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