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Un intervento su Che Futuro. “Smart Cities: Tra materialità dell’essere e infinite quantità di dati”

Grazie agli amici di Che Futuro, ho pubblicato ieri un pezzo incentrato sulla mia riflessione in materia di Smart Cities come luogo di perenne confine tra materialità degli ambienti urbani e generazione di infinite quantità di dati.

Lo scopo è quello di attirare l’attenzione sulla necessità di un “pensiero lungo”, non contingente, sul destino delle aree urbane, della governance, delle modalità partecipative democratiche dei city user.

“Ecco il motivo di fondo per il quale non mi accontento di rivendicare genericamente gli “open data”; peggio ancora “open data” rivolto solo ai dati delle Pubbliche Amministrazioni.

Nè mi accontento di rivendicare genericamente dati in formato open in nome della trasparenza. Naturalmente non nego la necessità che “dosi” maggiori di trasparenza debbano permeare sempre di più la vita del nostro Paese. Figurarsi.

Ma, ciò che rivendico sono pensieri lunghi, strategia.”

Buona lettura allora di “Smart Cities: Tra materialità dell’essere e infinite quantità di dati”

 

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