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Digital Transformation

Nuovi lavori, il futuro che c’é già ma, non lo cogliamo

Ripreso da Il Tirreno. Grazie.

PISA – C’è da scommetterci che ad ascoltare le ultime news sul come cambia il mondo del lavoro all’ombra del webci saranno tanti ragazzi che sognano di coniugare la passione per internet al bisogno di un’occupazione. Michele Vianello , free lance (ovviamente) consulente richiestissimo dalle aziende che puntano ad un uso virtuoso dei social network, domani alle 12 al Palazzo dei Congressi illustrerà le dinamiche della rivoluzione che – è pronto a giurare – si consumerà nel giro di pochissimi anni. “Web piattaforma di nuove professionalità” è il titolo del suo intervento nel quale sottolineerà come «i soggetti principali della smart city sono cittadini che utilizzano il coworking, i lavoratori nomadi (o nomadic worker), le start up, e la città va costruita per loro. Sono la futura generazione di lavoratori, che non avranno bisogno di spazi stimolanti o condivisi, perché utilizzeranno le proprie piattaforme e il cloud computing».

A seguire, “Be choosy! Il lavoro nella Rete”, i lavori della Rete e i nuovi modelli di lavoro, con Vianello affiancato da Antonio Gullì e Fabio Lalli, modera Alessio Jacona. «Fra un paio di anni – esordisce Vianello – una buona metà della popolazione mondiale lavorerà in mobilità, perchè ormai ognuno di noi ha uno smartphone o un tablet, basta poterci connettere e tutto il materiale che ci può servire è immediatamente a nostra disposizione . Poi ci sono i social network per collegarci fra di noi, e anche questi contribuiscono a diffondere le informazioni».
Questa premessa apre le porte a un dato di fatto che può portare conseguenze enormi: il mondo del lavoro sta cambiando proprio perché cambia il modo in cui è possibile, o meglio è preferibile lavorare. «Le condizioni di lavoro che hanno fatto sì che per secoli sia stato indispensabile essere tutti in uno stesso luogo fisico, in un orario predeterminato sono cambiate. Già oggi si lavora in modo diverso, e non cambiano solo i mestieri: esistono ad esempio tante attività di front office che non necessitano di sportello, e possono essere realizzate per obiettivo. Chi scrive un regolamento edilizio per un Comune non ha bisogno di un orario 8-14, l’importante è che lo faccia in tempi adeguati». Insomma, addio al vecchio orario di ufficio, e via a un lavoro “nomade” e con meno paletti. Ovvero, coworking.
«Di cosa c’è bisogno? – va avanti Vianello – Di luoghi dove i nomadi possano lavorare tranquillamente, connettibilità, poche scrivanie o divani, persone che abbiano bisogno di confrontarsi, di relazionarsi. Futuro? No, tantissimi già potrebbero lavorare così ma sono costretti a farlo in modo tradizionale. Sul mercato ci sono persone fra i 45 e i 60 anni che potrebbero ben lavorare in questo modo. Insomma, è finito il fordismo ma si continua a lavorare in modo fordista.“Noi nomadi non siamo precari. Nomadi, prendete il potere”».
Michele Vianello

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