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Internet è libertà? e allora estendiamo il diritto all’accesso.

 

Nick Bilton scrive che “…le trasformazioni maggiori dovute al computer e a internet si sono verificate quando la gente ha potuto portare il web con sé invece di dover andare da qualche parte per utilizzarlo” (Io vivo nel futuro-Codice Edizioni).

Appare oggi su la Repubblica il commento di Ilvo Diamanti ad un sondaggio di Demos-Coop sulla fiducia nei media (L’Italia sfiducia i TG Rai Sat e cerca libertà su internet).

Non servivano grandi sondaggi per capire che gli italiani hanno perso progressivamente fiducia nei “media tradizionali”.

Il fenomeno, più accentuato in Italia, visto la scarsa obiettività dimostrata dai media tradizionali, è comune a tutto il mondo. E’ un fenomeno in costante crescita.

Va di pari passo con la crescita dell’uso dei social network, dei blog, del citizen journalism.

Si associa alla voglia di protagonismo delle persone.

“Siamo stufi di subire l’informazione” dicono le persone normali.

Soprattutto questo fenomeno si sposa con la volontà di interloquire, senza mediazioni con chi scrive e con chi commenta. I media tradizionali non consentono interlocuzioni e dialoghi, per questo sono in declino.

Ovviamente questa volontà/diritto si scontra con la possibilità di essere costantemente e ovunque connessi. E’ ormai un fatto di democrazia e di libertà.

Ecco perché è necessario insistere sul “diritto all’accesso” come “diritto universale di cittadinanza”. E’ una forma di democrazia ancora in grande parte da conquistare.

Per parafrasare Bilton “democrazia è poter portare sempre con sé il web”.

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