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Zukerberg, Bersani, Michele Vianello. Storie di mancati feeling

Mark Zuckerberg è nominato uomo dell’anno dal TIME. Al secondo posto Julian Assange l’animatore di WikiLeaks.

Ancora una volta il TIME premia il mondo del WEB.

Premia la capacità di far dialogare tra di loro 500 milioni di persone, premia la capacità di rompere, nel bene come nel male, tutte le barriere, di farci immaginare un futuro diverso.

WEB è associato al concetto di progresso, di bene, di innovazione, di intelligenza.

Il WEB ci dà questa straordinaria forza, rompere le barriere e abbandonare ciò che è prassi e costume consolidati.

Qualche anno fa il TIME aveva premiato “You”, intendendo i milioni di persone che attraverso i loro dialoghi rendono ricco e affascinante il WEB. Il WEB 2.0, user generated content.

Chiacchierando con un amico (uomo di innovazione), mi ha interrogato sui motivi che mi hanno portato “alla mia presa di distanza” dalla politica.

Ho spiegato che un grande leader (un partito/un movimento politico) deve essere uno storyteller. Deve essere cioè in grado di farci sognare, di dipingere mondi nuovi.

Deve stare con i piedi piantati nel presente, ma disegnare il futuro.

Oggi così non trovo nessuno.

Nella classifica del TIME non c’é la politica. Nel mondo del WEB italiano c’é scarsamente la politica.

Stimo molto Pierluigi Bersani, ma in questo momento non mi sta parlando. Non sta parlando al Direttore di un Parco Scientifico, sicuramente alle persone che lavorano con me, ai mondi che trovo in rete.

Ecco il motivo del mio disagio. E’ l’epoca degli uomini che creano dialoghi e che ci fanno immaginare un futuro di innovazione, è l’epoca degli storyteller.

A scanso di equivoci tralascio il mio giudizio su presunti “rottamatori”, storie già viste.

2 risposte su “Zukerberg, Bersani, Michele Vianello. Storie di mancati feeling”

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