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WEB 2.0 e “Città Intelligenti”…si può vivere separati?

Sto ultimando le slide per una lezione che terrò tra qualche giorno in una Università.

L’oggetto della lezione è focalizzato attorno alle relazioni che intercorrono tra i cittadini e la governance di una città dopo l’avvento dei social e, più in generale, delle piattaforme WEB 2.0.. L’argomento è ancora più interessate se inserito nella discussione, di assoluta attualità, sulle smart cities.

La ricerca mi ha portato ad “esplorare”, dopo molto tempo, i portali, le pagine Facebook e Twitter di un pò di Comuni italiani.

La grafica è indubbiamente migliorata, i servizi a disposizione sono aumentati, gli stipendi degli “odiati” politici in evidenza..tutti felici???

I portali delle Pubbliche Amministrazioni – non solo quelli dei Comuni- hanno una caratteristica in comune: sono TUTTI “unidirezionali”. Non consentono cioè una interlocuzione “alla pari” tra i cittadini e l’Istituzione.

Non sto dicendo che sia tutto sbagliato. Un buon portale, che consenta trasparenza nelle informazioni va più che bene (di questi tempi…).

Tuttavia non si usano, e ciò è sbagliato, le potenzialità e la filosofia che sottende alle piattaforme WEB 2.0, social e crowdsourcing. Non è una questione di “lana caprina”: WEB 2.0 è “user generated content”, è appellarsi alle energie intelligenti di una comunità.

Certo è dialogo alla pari, spesso senza mediazioni, ciò fa paura.

Ciò vale soprattutto se le amministrazioni si proclamano “smart qualche cosa”.

L’uso delle piattaforme WEB 2.0 abilitano una città al dialogo, a valorizzare l’intelligenza in una città.

Tralascio poi, per carità di patria, il mio giudizio sulle Amministrazioni che mescolano in uno strano minestrone Twitter, Facebook, una buona piattaforma di crowdsourcing, il sito che informa “il mondo” dell’attività del consiglieri comunali ecc.ecc..

Mi ha colpito particolarmente, in un Comune, la possibilità di scaricare in formato PDF i risultati della customer satisfacion negli asili nido.

Sicuramente gli utenti erano stati interrogati individualmente, i questionari compilati manualmente, i dati inseriti in modo certosino. Manca la condivisione e la discussione tra le persone.

Per piacere, lasciate perdere il WEB 2.0.

A proposito leggete questo articolo: “Arrivano le smart cities”

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