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Trenta proposte per una “città intelligente” Da Smart cities a Chat city.

La terminologia in voga “smart cities”, “smart city”, “smarter town”, “smart grid” è abusata. Non rende più l’idea dell’obiettivo che vogliamo (dobbiamo raggiungere).

Ormai nella “vulgata comune” queste definizioni sono accomunabili ai prodotti, ai software, e ai vendors.

Ciò sta allontanando gli utilizzatori, sta creando diffidenze spesso insormontabili. La smart city viene scambiata con l’opportunità di farsi finanziare dalla U.E. banali, singoli oggetti, o reti.

Fate qualche ricerca usando i motori di ricerca e capirete subito a cosa mi riferisco.

Il processo di costruzione di una città intelligente è troppo importante per il futuro dell’umanità per essere scambiato con un “borsellino elettronico” o con le reti elettriche trasformate in wifi.

La città intelligente è assieme la risposta alla sfida della sostenibilità ambientale, l’uso dei social media per garantire dialogo e trasparenza nei rapporti tra i cittadini e le Istituzioni. E’ l’opportunità per trasformare assieme il lavoro e gli orari di una città. E’ una operazione di cambiamento epocale.

Ho provato allora ad abbozzare una sorta di “Manifesto di principi” per una città intelligente.

Ne sono venuti fuori 30 proposte. Potevano essere di più o di meno. Non ha importanza, li offro a tutti voi.

Integrateli e correggeteli. Facciamo un brain storming in rete (su social), vediamo cosa ne viene fuori. Metto a disposizione una pagina su Facebook “Manifesto di principi per una Città Intelligente-Chat city”.

Naturalmente bisognava pensare ad un termine anglosassone che definisse la “città intelligente”. Dopo lungo travaglio ho scelto (da solo questa volta) il termine CHAT CITY.

La CHAT è uno strumento flessibile ed immediato per comunicare tra di noi su un piano di reciprocità e di bidirezionalità. Mi piace molto.

Cominciate ad usare questo termine quando volete definire la città intelligente.

Abbandoniamo i termini ormai strausati e, scusate il termine, sputtanati tipo “smart qualchecosa”.

Usate il termine CHAT CITY, accomunandolo ai concetti espressi dal “manifesto”, facciamo crescere CHAT CITY nel ranking dei motori di ricerca.

Grazie.

Se parteciperete a questo gioco potrete dare un contributo alla crescita sostenibile e partecipata delle nostre città.

Per concludere disturbo Italo Calvino:

“La più grande preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci.  Al momento di stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli esseri umani.

“Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio” (Lezione sulla “Leggerezza”)

 

Manifesto di principi per una “Città intelligente”-“Chat city”

 

  1. La Chat city è un luogo di dialoghi.
  2. La Chat city è un luogo per esseri umani che non vogliono rinunciare alla loro “consapevolezza”.
  3. L’intelligenza, anche di una città, è il frutto di un processo che vede come protagoniste le persone. Non esiste “un futuro”, è in atto un processo veloce di trasformazione.
  4. La Chat city è il luogo della “leggerezza”.
  5. La Chat city è il luogo delle interconnessioni “leggere” tra uomini e macchine.
  6. La Chat city è un organismo di uomini e di cose che interagiscono.
  7. La tecnologia oggi offre alle persone mezzi e strumenti per comunicare e per condividere come mai il genere umano aveva avuto a disposizione.
  8. Il cittadino della chat city deve acquisire la piena consapevolezza di queste potenzialità per non sprecarne banalmente le potenzialità.
  9. L’infrastruttura a fibra ottica è un fattore abilitante indispensabile nella chat city. La possibilità di connettersi al web è ciò che determina le nuove diseguaglianze sociali.
  10. I cinque sensi non sono sufficienti a cogliere la ricchezza e la complessità di tutto ciò che vive nella rete.
  11. Non è vero che il web “non è un paese per vecchi”. La Chat city rompe ogni barriera e ogni ostacolo generazionale.
  12. I social network sono uno strumento straordinario di comunicazione. Ma sono solo uno strumento.
  13. “Internet of things” permette agli oggetti di comunicare tra di loro attraverso la rete. Ma, non dimentichiamolo mai, non è il frigorifero che fa la spesa. Dietro una lampadina ci sta sempre un uomo.
  14. “Comunicazione” e “condivisione” rappresentano una rottura radicale tra la logica dei media tradizionali, il “web delle origini” e il Web 2.0.
  15. Il Web 2.0 e le “piattaforme social” sono “condivisione”, “reciprocità”, “gratis”, “wiki”, “crowdsourcing”….
  16. “Condivisione”, “reciprocità”, “gratis”, “wiki”, “crowdsourcing”….possono contribuire in modo decisivo allo sviluppo e al benessere economico e sociale nella chat city.
  17. “Condivisone”, “reciprocità”, “gratis”, “wiki”, “crowdsourcing”….cambiano, decontestualizzandoli, il lavoro, il trasporto, il welfare, l’architettura….
  18. I dati prodotti dai nostri dialoghi e dalla comunicazione tra le macchine (M2M) costituiscono una immensa ricchezza. I nuovi barbari sono quelli che distruggono o non condividono in formato open i “nostri” bit.
  19. Anche l’uso “accorto” di una app può generare conoscenza e valore in una “chat city”.
  20. I dati non ordinati generano “disordine creativo”.
  21. I dati non vanno dispersi, il costo dello storage è ormai ridicolo paragonato al valore che può essere generato per tutti noi attraverso i dialoghi sul web.
  22. I dati vanno custoditi in formato open.
  23. I dati (pubblici e privati, generati dagli uomini o dagli oggetti) in formato aperto, vanno messi in relazione tra di loro per generare valore sociale ed economico.
  24. Il “cloud computing” non è hosting. Le piattaforme di “cloud computing” servono a generare valore mettendo i dati in connessione tra di loro indipendentemente da chi li ha prodotti.
  25. In questo modo il “cloud computing” diventa il luogo della intelligenza collettiva nella chat city.
  26. La privacy è un disvalore. La privacy è un retaggio del passato. La privacy è un ostacolo alla generazione del valore “sociale” ed “economico” nella chat city.
  27. La tutela della privacy, in realtà favorisce solo una minoranza.
  28.   La condivisione della conoscenza è il valore fondante da perseguire nella città intelligente.
  29. La chat city è un hub di innovazione.
  30. La governance web 2.0 di una chat city rafforza i meccanismi rappresentativi istituzionali, consentendo la reciprocità e la bidirezionalità nei dialoghi con i cittadini.

 

 

 

 

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