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Statali, scrivanie, cloud computing

Se la conoscenza viene in grande parte trasferita su strutture di cloud computing, se l’accesso a Internet è sufficientemente diffuso a “buona” velocità”, se tutti noi ormai possediamo uno “strumento mobile” che ci consente di accedere al cloud, che senso ha mantenere i “posti” di lavoro.

Da tempo sostengo come la scrivania sia un retaggio del passato. La scrivania è un luogo che impedisce il dialogo, è la riproduzione del nostro ego, è ciò che impedisce di socializzare.

In un “luogo” di lavoro, generalmente si socializza di fronte alla macchina del caffè, in mensa. Insomma, si socializza nei “non luoghi” di lavoro.

Egualmente non hanno più senso i centri direzionali, pensati per contenere tante scrivanie.

Più grande è il centro direzionale, più scrivanie contiene, più l’azienda è potente.

Poiché questa idea del lavoro costringe anche gli orari dentro recinti ben stabiliti, ecco generare l’insostenibilità ambientale delle nostre città.

Il Governo riduce gli spazi (le scrivanie) degli uffici pubblici. Bene.

Se il Governo decidesse di promuovere anche politiche di virtualizzazione, la diffusione del cloud computing, l’uso dei tablet, il “luogo” e gli orari verrebbero meno.

Divertente no? Ecco come si può dare avvio alle rivoluzioni…quelle vere!!!

Coworking anche per i dipendenti pubblici!!!

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