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#smartcities Riappropriamoci del lavoro e del tempo

Il nesso organico che ha accoppiato l’uso del mobile alle piattaforme di cloud computing, ha posto le condizioni per poter cambiare il nostro modo di lavorare.

Perché idiotamente tutti in coda alle 8? Perché tutti alla ricerca di un parcheggio?

Mobile e cloud ci possono consentire di lavorare in modo diverso, più ricco. Non è il telelavoro (digitalizzazione della scrivania), è il lavoro decontestualizzato.

Scrivo nel mio libro “Smart Cities-Gestire la complessità urbana nell’era di Internet”:

“Ognuno di noi quando si connette al web, grazie alle piattaforme SAAS, ha a propria disposizione, sempre e ovunque una “scrivania virtuale”.

Consentiteci ora di abbandonare il termine “scrivania”. L’idea di “scrivania” è associata al mobilio in dotazione ad un ufficio, come gli scaffali per custodire la carta.

La scrivania è un oggetto del passato. D’ora in avanti useremo il concetto “universo virtuale”.

L’”universo virtuale” non ha limiti, non è condizionato dai concetti di luogo, tempo e spazio. L’”universo virtuale” non è composto di atomi, è fatto di bit.

L’universo fatto di atomi è simbolo di rigidità, di costrizioni, di consuetudini.

L’universo fatto di bit è simbolo di leggerezza, di creatività e di continua trasformazione.

Così, la nostra “scrivania” è diventata una combinazione di bit.

Abbiamo già affermato che oggi Internet può essere sempre con noi.

Grazie all’uso intelligente dell’“universo virtuale” abbiamo l’opportunità di lavorare ovunque e quando vogliamo. Grazie all’uso dell’”universo virtuale” non siamo più obbligati alla continuità dell’orario di lavoro. Grazie all’uso dell’”universo virtuale” non siamo più obbligati a sottoporci quotidianamente alla tortura del traffico cittadino nell’”ora di punta”.

So già che molti mi diranno che non è possibile, che è fantasia.

No, dalla crisi si esce prospettando scenari diversi, più avanzati, nuovi modi di vivere e di produrre.

Come avrete capito sono scarsamente interessato alla digitalizzazione dell’esistente.

Michele Vianello

6 risposte su “#smartcities Riappropriamoci del lavoro e del tempo”

Intervengo solo perché tu possa correggere la seconda riga: “… ha posto del condizioni per possa cambiare …”. Forse era: “… ha posto le condizioni perché possa cambiare …”?

Gentile Michele,
la condizione che nel tuo articolo descrivi la vivo quotidianamente nel mio lavoro – progetto interventi sociali -.
Se da una parte concordo sul fatto che molti vincoli “materiali” verrebbero eliminati – prendo come riferimento il tuo esempio del traffico -, è anche vero che altri vincoli si affacciano all’uscio.
Nel mio caso quei “nuovi modi di vivere e di produrre” sono diventati:
– non stacchi mai la testa dal lavoro, perchè le richieste legate al lavoro -mandare una mail, rivedere un documenti, cercare un’info ecc.. – possono arrivare a qualsiasi orario..ripeto, qualsiasi..e per quanto possa piacere il proprio lavoro, non è il massimo.
– collegato a quanto sopra, la tua frase “possiamo lavorare ovunque e quando vogliamo” è determinata dal fatto che non hai qualcuno che ti richiede del lavoro..altrimenti si trasformerebbe in “lavorare ovunque e sempre”…questo perchè vengono a generarsi dei “bias” sulla percezione dei dirigenti sul reale tempo dedicato al lavoro.
– gli scambi, almeno nei lavori di “intelletto”, sono impoveriti e ne risentono i “prodotti”.

Sono d’accordo che le tecnologie possono aiutare nel liberarci da certi vincoli, ma lo sforzo di innovazione più grande non sta nell’apporto tecnologico, ma nell’approccio al lavoro ed al suo ruolo nella vita. Finchè non ci sarà un cambiamento in questo, tutto ciò che viene definito “smart” sarà solo un modo diverso per perpetuare un sistema di sviluppo vecchio.

Grazie comunque per i tuoi spunti di riflessione!

IL tema è quello della consapevolezza. Il “nuovo modo di lavorare” non è il vecchio+IT. Dobbiamo un pò imparare. Per centinaia di anni abbiamo lavorato in UN modo. Ciò che voglio dire è che oggi possiamo riappropriarci del nostro lavoro. Ovviamente non dobbiamo alienarci di “nuovo” lavoro.

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