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Rispettiamo i nostri interlocutori. Consigli per i convegni sulle smart cities

Corro, corro. Corro da un convegno, ad una conferenza, ad un meeting. Da città a città.

L’argomento ormai comune, la moda del momento è la smart cities.

Sembra il “balsamo di serpente”, quello dei film western.

Mi chiedo: cosa vado a raccontare alla folla di amministratori, di cittadini, di imprese che mi vengono ad ascoltare?

Mi chiedo: cosa resta, cosa si sedimenta nella coscienza di queste persone costrette quotidianamente ad affrontare problemi grandi e piccoli in una città, alle prese con vincoli, con “patti di stabilità”, con la quotidiana “lamentela”? Costretti a fare i conti con le invettive dei demagoghi dell’ultima ora?

Troppo spesso gli diamo messaggi contraddittori, li illudiamo o li scoraggiamo inutilmente.

Cabine telefoniche “intelligenti” che si scontrano contro i semafori “intelligenti”. Smart grid che si “guardano in cagnesco” con le smarter town.

Forse è giunto il momento di rispettare i nostri spettatori, i nostri potenziali acquirenti, i cittadini.

Vorrei partecipare a convegni nei quali discutiamo di metriche, di strumenti di programmazione, di modalità di governance.

Usciamo dall’idea secondo la quale la città intelligente si costruisce attraverso una somma stocastica di “oggetti” intelligenti da propinare come se fossero un aspirapolvere.

Abbandoniamo l’illusione che le città si governano con gli strumenti e con la cultura del passato.

Siamo ormai in un mondo nuovo.

La “vecchia” cassetta degli attrezzi va messa in soffitta.

1 risposta su “Rispettiamo i nostri interlocutori. Consigli per i convegni sulle smart cities”

Ancora una volta , e chissà quante volte toccherà ripeterlo , il problema non sono gli strumenti che si usano ma come e con quali capacità specifiche vengono utilizzati in funzione di obbiettivi/risultati definiti la cui verifica trasparente e pubblica è l’unico metro di giudizio.

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