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Rabbia, Frustrazione….sogni di Silicon Valley

Leggo questo articolo di Federico Rampini “Così la Silicon Valley salva gli inventori italiani nell’hi-tech” e mi viene rabbia, frustrazione.

Al VEGA abbiamo gli spazi. Al VEGA c’é già un sistema di imprese. Al VEGA offriamo servizi con possono consentire ad un giovane (ma non solo, pensate ai 40/50enni espulsi dal ciclo produttivo, ricchi di professionalità) di sviluppare un’impresa.

Cosa ci manca? Un sistema di finanziamenti misto pubblico e privato che, a fronte di business plan credibili, aiuti le nuove imprese a nascere e consolidarsi.

So bene che non tutte ce la faranno. Anche negli USA è così, 1 su 10 è la media.

Tuttavia saremmo in presenza di una occasione straordinaria per una “nuova” Venezia e una “nuova” Porto Marghera.

Pensateci bene, fatemi smaltire la mia rabbia e la mia frustrazione.

10 risposte su “Rabbia, Frustrazione….sogni di Silicon Valley”

Caro Michele,

il problema numero 1 è sempre quello dei soldi. Al Vega ci saranno anche spazi, servizi ed infrastrutture.

Ha senso, secondo voi, mettere in piedi una task force, che valuti proposte di innovazione tecnologica fatte da start-up (bada bene, non di business!!!), faccia una prima scrematura, e poi produca ciò che serve per andare dai finanziatori (con i quali il Vega potrebbe anche costituire un consorzio, magari coinvolgendo business angel, venture capital sia nostrani (ammesso che ce ne sia qualcuno a parte DPixel o Quantica)?

Insomma, perche non fornire servizi a supporto della parte di costruzione di un serio business plan, che secondo me è la cosa più complicata, invece di limitarsi al supporto infrastrutturale e tecnologico?

Io, per fortuna, purtroppo, non sono un economista. Questa storia del PIL che deve sempre crescere mi convince sempre di meno. La spinta continua al consumo continuo mi sta sulle scatole.

Quindi, perchè non provare a fornire supporto anche ad iniziative no-profit ma che abbiano una utilità sociale?

Con tutto il rispetto, tutto questo, portato su scala nazionale, potrebbe aiutarci a sperare non in una nuova ‘Porto Marghera’, ma complessivamente in un futuro migliore per tutto il nostro paese, senza distinzioni geografiche.

Con affetto

Paolo

La task force c’é, le regole anche (v. gruppo su Linkedin), mancano i finanziatori. VEGA, non ha le risorse (in tutti i casi non è suo compito gestire il venture). Ovviamente mi sto muovendo in Italia e all’estero, ma anche “mi incazzo”. Un abbraccio. Michele

E’ lunedi mattina .
Mi sono appena letto l’articolo di Repubblica ” “Così la Silicon Valley salva gli inventori italiani nell’hi-tech” .
MI ritrovo……… più incazzato di prima .
Non è un start-up di nuova impresa , ma sono nella strada giusta .
………spero un giorno di ritrovarmi a fare colazione al Vega .

Caro Michele, muoversi all’estero per attirare capitali in Italia purtroppo non funziona. L’investitore straniero (sicuramente quello americano, asiatico, nord europeo) NON ha nessuna intenzione di investire in Italia… Se trova delle buone idee è pronto a investire, solo a patto che la startup esca dall’Italia. E non appena concretizzerò uno dei rapporti in atto con gli investitori, sarà quello che mi troverò anch’io a fare… Povera Italia!

In Italia negli ultimi sta iniziando ad esserci un pò di fermento. Quello che il Vega dovrebbe fare è di entrare nel network che si va costruendo. Questo network è fatto di soggetti/iniziative come BAIA, IAG, IBAN, Mind the Bridge, Startup Business, Working Capital, Intesa Sanpaolo Startup Initiative, Fulbright BEST, ISSNAF ecc… ebbene il PST Vega dovrebbe diventare partner di alcune di queste iniziative, provando ad attrarre a nordest VC e Business Angels che operano principalmente a nordovest.

A proposito ecco come si sta muovendo la Regione Lazio: http://www.filas.it/News.aspx?IDNews=477, perchè non proporre a Veneto Sviluppo di fare lo stesso?

Nel precedente post parlavo di BA e VC, ma mi domando se i vincitori di Mind the Bridge (e delle altre business plan competition) sono a conoscenza delle opportunità che il Vega potrebbe offrire loro se si insediassero al suo interno una volta tornati (come spesso capita) in Italia.

Questo articolo è un po’ vecchio (è di un paio di anni fa), ma mi sembra ancora molto attuale:
http://www.italianidifrontiera.com/2008/05/renzo-lazzarato-start-up-linkedin-e-un/.

Condivido l’idea di avere una task force per la stesura e valutazione dei business plan, ma anche uno spazio condiviso dove ci si possa trovare e “pensare” insieme a possibili opportunità di sviluppo.

E’ vero che si può fare molto anche via Rete, ma quanti si imbarcherebbero in un’avventura per creare un progetto innovativo senza essere vicino fisicamente anche agli altri possibili partner? La vicinanza aiuta a capire anche se è possibile avere una fiducia reciproca e se ognuno è “compatibile” con gli altri per avviare un progetto comune e realistico.

Al VEGA esiste uno spazio adeguato, gratuito, dove si possano organizzare eventi di incontro per conoscersi e per scambiare impressioni, idee e progetti? Ovviamente, ancora una volta, non parlo di una community virtuale: di queste ce ne sono anche “troppe” (termine improprio, ma forse efficace).

Prima ancora di parlare di finanziamenti, prima ancora di parlare di business plan, prima ancora di parlare di progetti, bisognerebbe parlare di condivisione, di cultura mentale, di brainstorming ecc. ecc… O no?

A voi i commenti 🙂

Matteo, se stai facendo riferimento al coworking, penso che Michele Vianello stia già puntando su quello.

Io sarei dell’idea di porre molta enfasi anche sul business networking, anche facilitato dall’organizzazione di eventi con la partecipazione di esperti e leader nei settori dove il Vega eccelle (ad esempio nanotech e digitalmediale).

Rimando in oltre a questo post di Massimo Sgrelli – CEO di Wave Group – da poco sbarcato in Silicon Valley, che sul suo blog affronta appunto il tema di come dovrebbe essere l’incubatore ideale:

http://www.smartup.biz/2011/01/16/incubatori-e-incubati-quale-modello/

Matteo? 🙂

Si, ho visto “CoWorking” e anche quello è interessante, però lo vedo già un “passo avanti” di quello che intendo io.
Cioè, “CoWorking” è più orientato per qualcuno che sta avviando o ha avviato qualcosa, dato che gli spazi sono in affitto. Io invece vedrei bene anche qualcosa come spazio di aggregazione tra chi “deve ancora iniziare”, un’Agorà dove trovarsi per discutere, per condividere idee…

Si potrebbe anche pensare di portare delle Community tecniche a organizzare eventi tecnici che sono sempre un buon momento di scambio e di incontro. Ma su questo proverò a sentire il Direttore del VEGA per capire disponibilità (sulle quali non ho dubbi), modalità e costi.

Mario De Ghetto

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