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Pezzi di preistoria in #agendadigitale, la favola del telelavoro

Oggi ho avuto l’opportunità di visitare a Milano il “Centro di Eccellenza” di Polycom.

Telepresence con Londra e Mosca ad altissima definizione (complimenti davvero).

Piattaforma aperta e quindi possibilità di interagire con device mobili diversi. Costi contenuti. Compressione molto alta dei file e quindi velocità nella trasmissione e altissima definizione delle immagini.

Telemedicina, formazione a distanza. Ovviamente discutendo di smart cities le soluzioni a disposizione possono essere molteplici.

Nelle prossime settimane mi auguro di aprire una collaborazione proficua.

Ciò che mi interessa segnalare in questo post è che la dematerializzazione del lavoro e di molte altre funzioni è già oggi possibile.

La tecnologia c’é già tutta; i costi contenuti.

Una struttura di telepresence in grado di far dialogare punto a punto vari device mobili consente inedite relazioni a distanza, incentiva lo sviluppo del BYOD (Bring your own device), incentiva la possibilità di sviluppare il lavoro nomadico, i coworking ecc..

Come diceva un celebra personaggio: “Si può fareee”. Ripeto, la tecnologia c’é già tutta.

Cosa manca: la cultura e la consapevolezza.

Gasatissimo, salgo in treno e leggo (on line) sul Corriere delle Comunicazioni il seguente articolo: “Agenda digitale: Vademecum sul telelavoro negli enti pubblici. Se non ora, quando?

Leggi l’articolo e ripiombi nella preistoria. E pensi alle defatiganti trattative con i burosauri pubblici e i loro cloni sindacali.

Pensi alle norme, perché costoro ritengono che il telelavoro sia il modo di prestare la propria attività da parte delle fasce disagiate.

Possibile non si capisca che il telelavoro non esiste più come era stato concepito nel ‘900?

Possibile che lavorare in mobilità, per obiettivi, senza orari precisi arricchisce il lavoratore e il prodotto. Genera produttività per le imprese.

Possibile non si capisca che tutto ciò già oggi è possibile.

Non servono leggi, non servono norme, non serve ingessare il lavoro del futuro.

E pensare che c’é chi continua a teorizzare che Agenda Digitale è una “cosa avanzata”.

Come direbbe il mitico Guy Kawasaki, per cambiare davvero c’é bisogno di una salto di corsia. Altrimenti ci si schianta e non si innova, aggiungo più modestamente io.

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