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Noi e il MIT, sono anche differenze di costume. Terza puntata della saga di Vianello a Boston

Continuo, con piacere, a fare la figura del provinciale.

A proposito di ecosistema innovativo a qualche passo dal mio albergo un Istituto (abbiate pietà di me, mi sono dimenticato il nome) sviluppa ricerche sulla mappa del genoma.

Ovviamente per incentivare la lotta contro il cancro.

Questa attività di ricerca è molto diffusa nella zona di Boston, provate a linkare e vedrete.

Ciò che suggestiona è come il lavoro dei calcolatori sia visibile sugli schermi nelle vetrine dell’Istituto coinvolgendo tutti in una straordinaria attività di ricerca.  “fuori dalle segrete stanze, si direbbe”. Di fronte si erge (è il caso di dirlo vista la mole) la sede dei centri di ricerca MIT che si occupano di salute e di lotta al cancro.

Ricordo come da noi in Italia si sia a lungo polemizzato per “motivi di fede religiosa” sugli studi sul genoma umano. Vorrei ricordare ai più come Obama abbia sbloccato i fondi pubblici per la ricerca sul genoma.

Sempre parlando di ecosistema, anche l’abbigliamento ha la sua parte. Mentre i nostri ottimi ingegneri erano sempre bardati in giacca e cravatta (io no), i nostri interlocutori sfoggiavano ottime infradito, pantaloncini corti, tshirt. Comunque, informalità anche per i più eleganti.

In realtà l’informalità nell’abbigliamento e nelle modalità di lavorare rappresentano, anche queste, un atteggiamento che bada più alla sostanza che alla forma. È la quintessenza del lavoro per obiettivi. Si può lavorare e produrre anche con un vaso di Nutella sulla scrivania, e con Facebook come strumento di comunicazione.

Mia grande commozione (non scherzo, mi veniva da piangere): appeso ad una parete del MediaLab c’è il manifesto che riproduce l’evento del 2009 quando abbiamo inaugurato la rete wifi a Venezia. Quel giorno il sito web del MIT si apriva con la notizia che Venezia inaugurava una rete pubblica wifi. Finalmente, non parlava dei turisti o dell’acqua alta.

Per Giove, lì se ne ricordano, anche perché abbiamo collaborato e lavorato assieme.

Tale mio stato d’animo è stato immediatamente rilevato dal Mood Meter del MIT.

Uno schermo -installato nelle sedi del MIT- registra il tuo stato d’animo. Non sono le faccine di Brunetta. Il Mood registra in diretta il tuo stato d’animo!!!

Serve a registrare lo stato di soddisfazione dei ricercatori e degli studenti. Bello vero?

Mi sa che se trovo un pò di soldi, lo faccio anche al VEGA.

Non vi ho ancora detto cosa sono andato a fare al MIT….giuro che domani scrivo il post.

 

2 risposte su “Noi e il MIT, sono anche differenze di costume. Terza puntata della saga di Vianello a Boston”

Caro Michele, vedo che se rientrato a Milano ! ben tornato … ma lasciami dire anche qui a Segrate ci ricordiamo quel Luglio del 2009 a Venezia … noi c’eravamo !!! Un evento unico che a distanza di due anni e con una maggiore conoscenza e maturità dei temi molti e molti ancora sapranno aprezzare. a presto !

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