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Makers e Smart Cities, nuovi ed interessanti connubi

Segnalo l’ultimo libro scritto da Chris AndersonMakers – Il ritorno dei produttori”.

In questa sede mi permetto di sottolineare le evidenti simmetrie tra il pensiero di Chris Anderson e una cultura delle smart cities che si fonda sulla centralità dell’essere umano consapevole. Consapevole delle potenzialità “liberatorie” offerte dall’Information Technology.

Chris Anderson, analizzando la storia della prima e della seconda rivoluzione industriale, pone tra le ragioni dell’affermazione di quel modello produttivo e sociale i fattori localizzativi e infrastrutturali di un ambiente urbano, l’importanza del fattore umano, concepito non solo come la forza lavoro, ma l’uomo come soggetto pensante che inventa.

Il particolare mi ha colpito questa affermazione: “Quella che la prima rivoluzione industriale creò, sopra ogni altra cosa, fu un SURPLUS DI TEMPO che fu riutilizzato per inventare tutto ciò che definisce il mondo moderno. Quattrocento anni fa praticamente tutti quelli che avreste conosciuto sarebbero stati coinvolti nella produzione dei fondamentali dell’esistenza: cibo, vestiti, riparo. Oggi è probabile che praticamente nessuno lo sia”.

Le innovazioni IT, combinate tra di loro, (Nexus of Forces) stanno cambiando radicalmente tutti gli scenari urbano ereditati dalla rivoluzione industriale e dal fordismo.

Cloud Computing  e diffusione dei device mobili consentono già oggi di “dematerializzare” e “decontestualizzare” molte attività umane in un ambito cittadino, ma soprattutto ci consentono, ancor di più, di RIAPPROPRIARCI DELL’ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO.

Scrivo nel mio libro “Smart Cities-Gestire la complessità urbana nell’era di Internet”: “Soprattutto, quell’idea di città non ha più senso nel mondo dell’Information Tecnology, perché il cloud computing, i device mobili, i social network, Internet of things stanno cambiando tutte le nozioni conosciute del “tempo” e dello “spazio”.

Per “tempo” non intendiamo solo il “tempo veloce dell’innovazione”, intendiamo “il tempo della nostra vita”. Per spazio, intendiamo, la nozione stessa di “luogo fisico da occupare”.

Le Amministrazioni cittadine dovranno quindi ragionare sempre di più in un modo radicalmente diverso rispetto al passato. Le funzioni e le trame di una città del ‘900 erano strettamente collegate ad un legame inscindibile che si era costituito tra il tempo, l’attività che una persona svolgeva, il luogo dove svolgeva una attività……. Questa è la difficile eredità con la quale dobbiamo fare i conti. Questa eredità, in quasi cento anni è diventata senso comune delle persone. Il lavoro si svolge in un luogo ben preciso. Il luogo di lavoro deve essere collegato agevolmente ai luoghi di residenza. Lo stesso ragionamento dovrà valere per i luoghi di istruzione, per i luoghi di cura, per i luoghi di svago, per i luoghi di consumo.

Luoghi, luoghi, luoghi!!!!

La città è stata concepita come un assieme di luoghi da mettere in stretta connessione tra di loro.”

Tra il 2015 e il 2016, in virtù delle innovazioni IT, la metà della popolazione mondiale lavorerà in mobilità; non opererà più in luoghi fissi.

La nozione di tempo strettamente correlata a quella luogo è così destinata a tramontare per sempre, e ciò ci consentirà di ridisegnare le nostre città prescindendo dai luoghi fisici e dall’insostenibilità ambientale.

Ecco, questi sono i cambiamenti epocali ai quali le amministrazioni cittadine dovranno rapidamente prepararsi cambiando la loro cultura, dotandosi di una “cassetta degli attrezzi” di nuovissima generazione.

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