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La “banda larga dei poveri”. Ovvero, accontentiamoci!!!

Leggo un articolo su “La Repubblica”, “Scopri la banda larga mobile quella che c’é, quella in arrivo”.

Ovviamente, bene. Almeno in alcune città ci si può (potrà) collegare alla rete ad un’ottima velocità.

Tuttavia la strada maestra per garantire il “diritto all’accesso” al web resta quella dell’infrastrutturazione del nostro Paese attraverso la fibra ottica. Per l’ennesima volta, è la più importante opera pubblica di cui ha bisogno il nostro Paese. E’ un impegno ormai inderogabile.

Non si scandalizzi nessuno, poi, se sono gli Enti Locali che provvedono all’infrastrutturazione WIFI delle aree urbane.

Visto il tariffario degli operatori TLC allegato all’articolo della Repubblica si può capire (non approvare) la levata di scudi degli operatori privati contro “l’interventismo pubblico”.

Continuo a pensare che in Italia la posa della rete sia ormai “un affare pubblico”, e che il vero business privato sia quello della produzione dei contenuti.

L’esplosione dell’uso dei tablet e degi smart phone offre infatti un mercato infinito a chi fornisce accesso, ma anche a chi produce contenuti. Ovviamente i fornitori di connettività difficilmente si cimenteranno (almeno in Italia) nella produzione di contenuti, ecco il motivo della loro opposizione all’intervento pubblico.

2 risposte su “La “banda larga dei poveri”. Ovvero, accontentiamoci!!!”

Credo che i due problemi siano da tenere ben separati.

La banda larga “fissa” sta arrancando per mettersi alla pari con le richieste dei clienti e la posa di fibra ottica sembra essersi arrestata anche nelle grandi città. Questo è un grosso problema di competitività industriale (meno per i privati), soprattutto a causa della diffusione di piccole e medie aziende su tutto il territorio nazionale senza concentrazioni in distretti industriali che sarebbe stato più comodo servire. Il digital divide è però in regressione costante.

La banda larga “mobile” ha invece costi e copertura più che dignitose, tra le migliori dell’occidente. Con 10/20 € al mese si può usufruire senza sorprese di tutte le potenzialità di un moderno smartphone, che rappresenta ancora la barriera d’ingresso principale per gli utenti (con un costo “folle” di 500/700 € copre un costo di 50/70 mensilità, cioè 4/6 anni, ben oltre la vita media di un dispositivo di questo tipo). Ovviamente è sempre possibile far meglio, ma la situazione non mi pare così compromessa.

Vorrei però contraddire questa affermazione: “Ovviamente i fornitori di connettività difficilmente si cimenteranno (almeno in Italia) nella produzione di contenuti”. In realtà è proprio quello che sta succedendo, perché Telecom Italia, con Cubo Vision e Biblet, sta tentando in tutti i modi di essere della partita dei contenuti. Contiamo poi il fallimento del Social Network di Vodafone a 360°, ma tentare è comunque onorevole. Meno dinamiche mi sembrano invece le varie Verizon, AT&T, T-Mobile e chi per loro.

Consentimi lo scetticismo su Cubo Vision o Biblet. La competizione ha alle spalle Apple e Google. Telecom forse dovrebbe dedicarsi a fare “bene” l’operatore di TLC. Naturalmente lieto di essere smentito, anche per orgoglio nazionale.

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