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Innovazione, #agendadigitale, Kawasaki, le cose di cui la politica non parla

Ho provato a definire, in un incontro che si è tenuto a Terni, le motivazioni per le quali l’innovazione generata da Internet cambia tutte le regole del gioco.

L’Information Technology se vuole dispiegare fino in fondo le proprie potenzialità necessità di modelli di conoscenza e di innovazione orizzontali, multidisciplinari, aperti.

La Pubblica Amministrazione, ma anche l’impresa privata sono troppo spesso organizzate secondo modelli top down. Così non si innova.

Consiglio, per comprendere appieno il mio pensiero, di visionare questo straordinario speech di Guy Kawasaki (WATH MAKE INNOVATION).

Quante Pubbliche Amministrazioni e quanti manager privati ragionano come Guy Kawasaki?

Se dovessi allora consigliare i “decisori” sia pubblici che privati, li inviterei a tutelare e a premiare coloro che “disubbidiscono” alle gerarchie e rompono tutti gli schemi prestabiliti. Sono coloro che INNOVANO.

Invece in Italia si tende a “digitalizzare l’esistente”. La digitalizzazione è “disruptive”. Non basta mettere un libro di testo in formato PDF. Bisogna dotare l’insegnamento di cultura e metodologie collaborative (WIKI e Crowdsourcing)

Per una amministrazione cittadina nell’epoca del WEB non è sufficiente pensare a innovare “digitalizzando l’esistente”. Gli amministratori devono comprendere che non si possono più gestire i “luoghi”. La sfida oggi è quella della gestione delle informazioni. L’informazione e la conoscenza sono al centro dei nuovi paradigmi urbani.

La diffusione della conoscenza e della conoscenza, il fatto che internet sia sempre con noi, consente forme inedite di lavoro. Il futuro è dei lavoratori nomadi e dei coworker.

Il social networking consente forme di gestione inedite della città fondate sulla collaborazione e sulla partecipazione dei cittadini.

Lo storytelling (la narrazione della città) non può essere affidata più a “vetusti” uffici per il piano strategico cittadino.

Gli storyteller sono i cittadini, tutti noi, che usiamo il social networking per narrare la loro città.

In questo contesto anche le dimensioni e la concezione delle imprese cambiano.

Qualcuno pensa ancora che gli incubatori (ma anche i distretti industriali) possano ridursi ad essere somme di imprese tenute assieme da una dimensione “territoriale”.

Multidisplinarietà e collaborazione sono alla base del successo di un’impresa e di un’idea imprenditoriale.

E, se la politica italiana parlasse di queste cose in campagna elettorale???

Ecco le slide complete…….

 

Terni gennaio 2013 from Michele Vianello

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