Categorie
Smart city - Smart Citizen

Genova: il tramonto delle smart cities???

Michele Vianello-smart city-hammurabiHo aspettato qualche giorno a scrivere queste considerazioni.

Troppo vicino il dolore dei genovesi.

Troppo forte la loro rabbia. Troppo evidente l’insipienza di chi scrive.

Oggi scrivo.

Ad ogni convegno Genova era indicata come una smart city, come un modello virtuoso da imitare.

Nei numerosi “smart city index” stava nelle prime posizioni. In realtà le performance di Genova -così come di molte altre città- erano collegate al partecipare ai bandi europei e italiani definiti “smart”.

Genova, con il solito codazzo di aziende, ne aveva vinti alcuni e giustamente “si vendeva” il successo.

Il concetto “smart city” per troppo tempo é stato collegato alla tecnologia. Per troppo tempo il progresso del genere umano nell’ambiente urbano non é stato considerato.

D’altronde la consapevolezza, la condivisione della conoscenza e del sapere, il grado di soddisfazione del vivere non sono facilmente quantificabili. È più facile calcolare i km di piste ciclabili, il numero di LIM nelle classi.

Il quello scenario “smart” le persone sono scomparse.

Questa impostazione porta a paradossi inconcepibili in una città dove la diffusione dell’Information and Communication Technology dovrebbe cambiare tutto.

Il Sindaco di Genova afferma che non é stato avvisato in tempo. Grave affermazione in epoca di device mobili, di comunicazioni semplici, diffuse e pervasive. La popolazione di Genova non é stata avvisata in tempo. Gravissimo nell’epoca della pervasività del social networking.

Gli “enti preposti” hanno mai pensato che l’uso di Twitter e di Facebook sono largamente diffusi in Italia. Pensano che li usiamo solo per pubblicare la foto dei figli?

I genovesi hanno mai pensato di utilizzare il social networking e gli open data per interloquire con le Istituzioni responsabili. E gli open data a cosa servono? Solo a pubblicare lo stipendio del Sindaco e dei dipendenti del Comune?

Come vedete tolto il velo “tecnologico”emerge nell’idea di smart city l’attuale inadeguatezza del genere umano nel suo rapporto con la tecnologia.

Forse é opportuno che le Amministrazioni locali lascino perdere il sogno della “smart city” e si dedichino a “oscure” opere di pratica di civiltà digitale a partire da una “umile” attività di alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione a partire dal Sig.Sindaco e dal Presidente della Confindustria.

Alfabetizzazione digitale che va intesa come attività di diffusione di consapevolezza diffusa lasciando perdere le pratiche da “Aiazzone del digitale”.

Scusate la ruvidezza, ma ormai avverto con forza la necessità di estendere le pratiche “virtuose” sui territori. Spero che AGID dia alcune linee guida e poi via, “pedalare” nei territori con pochi “palchi”e “convegni”. Viceversa, vedo il rischio che, a breve, il termine “smart city” venga soppiantato da “città Horizon 2020”, per alcuni la nuova frontiera dell’Eldorado digitale.

3 risposte su “Genova: il tramonto delle smart cities???”

Caro Michele,
più lavoro fra tecnologia e tecnologismi e più mi accordo di quanto grande stia aumentando la distanza fra chi di tecnologia ne parla e fra chi la usa. Sto sostenendo, per quanto paradossale possa sembrare, che questo divario è tutto sfavore dei primi.
Te lo spiego così: mia madre ha da poco compiuto 66 anni e pur essendo decisamente giovane (per essere mia madre) certamente non è una nativa digitale e dunque non rientrerebbe nel target di quelli che normalmente vengono definiti utenti tecnologici.
Niente di più falso.
Infatti mia madre (così come mio padre, 76 anni, e qui la cosa si fa ancora più interessante) pur non avendo la più pallida idea di che cosa sia concettualmente una “smart city”, da quando le mie due figlie si sono trasferite all’estero è diventata improvvisamente tecnologica. Viaggia sempre connessa, usa whatsapp e skype, invia foto e video che pubblica anche sulla sua pagina FB.
Tutto questo per soddisfare un’esigenza molto concreta: poter comunicare con le sue nipoti lontane.
Allora, caro Michele, la riflessione che faccio è la seguente: io non credo che mia madre e mio padre siano un’eccezione. Io penso semplicemente che esistono delle istanze e dei “modi” per soddisfarle. Se “i modi” sono funzionali a soddisfare le istanze, allora vengono utilizzati e si diffondo per effetto osmotico.
Mio caro amico, converrai con me che le persone comuni sono molto più “smart” di quanto non lo siano le cities!

Un abbraccio caro Michele e buon lavoro.
m.grazia

Anche mia Madre (che a dicembre ne fa 80) pur limitandosi a sms, mail e ricerche su google si è guadagnata la patente di civic hacker quando miha chiesto: possiamo vedere se sul sito del comune è indicato QUANDO passa la spazzatrice? Visto che arrivano ogni due-tre mesi io ptrei pulire il marciapiede dalle erbacce e le caditoie IL GIORNO PRIMA così viene un lavoro ben fatto…. devo proprio dirvi che in tre mesi non sono riuscito ad avere quel cavolo di informazione?
A Genova è stato scandaloso anche sentire che hanno difficoltà a coordinare i volontari, quando il piano di protezione civile dovrebbe avere procedure ad hoc soprattutto per questo. Stiamo ancora qui ad improvvisare

Sono solo guardasciume altro che intelligent smart city.
Le smart city giapponesi e asiatiche lavorano bene.Quella di Genova male.Poi se si allea a Torino(650 burocrati) e Milano che oggi è il niente,Genova fa un”grattin” vecchia e desueta parola genovese per dire rimasuglio.Genova non fa sicurezza(leggi acqua-alluvioni),non si sa imporre sui rifiuti(o plasma mio) e non fa lavoro.Forse perchè la Piaggio non è esperta di manufacturing.Abbiamo le turbine variabili,u pape’de grafene,i pesci da alleva.ma guardano delle app iniutili.E difatti la app fondamentale che è presa da internet delle cose per inviare a Genova in continuo i livelli fiumi-torrenti non è applicata,le smart grid elettriche leva blackout sono ridicole e mal progettate.Noi abbiamo inviato al Governo e Doria un piano serio.L’ho mandato al Ditel ingegneria ma ho dei dubbi.alzi la mano chi ci capisce! Allora aspetto dimissioni alti burocrati ma incompetenti,come Paita,Piaggio,quello del meteo Arpal.La Regione mi sembra “guardasciume”che era il custode della ciurma,l’aguzzino a bordo

Lascia un commento