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Come impedire (di fatto) l’innovazione nella P.A. italiana, come ostacolare lo sviluppo del Paese

Ho partecipato, come sempre, al Forum P.A..

Parola d’ordine: cloud computing. Non c’era stand, non c’era impresa, di ogni ordine e grado, che non offrisse soluzioni cloud.

Per ogni magagna della pubblica amministrazione adottate soluzioni cloud.

Di fronte, un pubblico non propriamente innovativo. Anzi, spesso dava l’impressione di vedere l’innovazione come un nemico.

Innovazione è ciò che mette in discussione le nostre certezze. Ovviamente esagero, ma fino a un certo punto.

Ho avuto modo di partecipare come relatore alla 1° Conferenza nazionale del cloud computing per la PA. Le mie slide sono disponibili su un post precedente o su Slid Share.

Sala stracolma sia al mattino che al pomeriggio. E’ la palese dimostrazione del grande interesse che desta il tema.

Il vocabolo cloud è nuovo nella PA, comprendo le diffidenze, gli interrogativi. Sono palesi i nemici del cloud a partire dai Capi CED. Lo scenario è chiarissimo.

Il problema emerge in tutta evidenza quando le relazioni introduttive sono affidate a tre Signori (Francesco Pizzetti, Garante per la Privacy; Renzo Turatto Capo Dipartimento per la digitalizzazione nella PA; Alessandro Osnaghi di Astrid) che hanno insinuato dubbi e incertezze. Spesso scambiando il cloud con l’hosting o, orrore, con un garage (Pizzetti).

La difesa sacrosanta della privacy, non può essere tradotta in diffidenza verso l’innovazione, il web, il cloud!!! Mettere le mutande al mondo è complicato.

Il cloud computing è una rivoluzione in un mondo quallo della PA (ma non solo) in cui la gestione dell’ICT è spesso arcaica, non sicura, inefficiente. L’adozione di tecnologie cloud rappresenta una straordinaria opportunità di cambiamento, di recupero di efficienza e di produttività.

All’opposto gli immarcescibili “burocrati” hanno ragionato contro l’innovazione a tutela dello status quo. La rete, il web, sono visti come pericolose forme di contaminazione.

Mi auguro che la registrazione del Convegno sia messa in rete, talché ognuno potrà giudicare.

Va sottolineato come invece in una sala vicino il Gruppo innovatori  PA parlasse di social network e PA. Come la rappresentante di Facebook dimostrasse l’uso anche nella PA del popolare social media.

Pericolosissimi untori agli occhi del Dottor Pizzetti. Mi piacerebbe che gli innovatori PA (per non essere isolati, rivolgersi alla luna, parlare solo a sé stessi) intervenissero in questa discussione.

Come si può enfatizzare il ruolo dell'”open government data” senza associarlo alle piattaforme cloud?

Parimenti i vendors presenti (quelli della mattinata, nel pomeriggio il dibattito è stato molto diverso in senso positivo) si sono schiacciati sui “burocrati”.

Sono convinto che ad un incontro a Londra o a Berlino sul tema del cloud avrebbero usato toni molto diversi.

Cara IBM come puoi fare smart city senza cloud???

Toni molto duri i miei. Lo so, ne sono pienamente consapevole. D’altronde ho twittato in diretta commentando dli “autorevoli” interventi.

Se volete arrabbiarvi ancora di più vi consiglio la lettura di uno straordinario articolo di Enrico Moretti apparso sul Sole 24 Ore del 11 maggio 2011 “L’America riparte da Silicon Valley”.

Una sola anticipazione: ogni posto creato nel manifatturiero tradizionale genera un posto di indotto; ogni posto generato nei settori innovativi e ICT ne genera cinque.

Fate i dovuti paragoni, pensiamo agli effetti di massiccia dote di innovazione nella PA italiana e poi si capirà l’urgenza di intervenire.

Naturalmente è giunto il momento che gli “autorevoli burocrati” vengano pensionati.

2 risposte su “Come impedire (di fatto) l’innovazione nella P.A. italiana, come ostacolare lo sviluppo del Paese”

Condivido pienamente questa analisi.
D’altra parte, come pretendere un’apertura mentale da chi ha paura perfino della propria ombra?
Un po’ di anni fa, per gestire una grande massa di fax che venivano inviati e ricevuti per degli accertamenti anagrafici che poi dovevano essere anche archiviati in PDF per una più rapida consultazione, dati i tempi stretti, avevo chiesto e ottenuto il programma WinFAX.
Allora c’era già Windows XP, ma mi è stato dato un vecchio PC con Windows 98 (alla faccia della sicurezza) e poi mi è stato imposto di scollegare il cavo di rete locale e di attaccarlo al PC solo quando dovevo scaricare i fax.
La sicurezza prima di tutto, giusto, ma allora perché Windows 98?
Avere la paura della propria ombra e poi costruire un grosso ombrellone.
Una vera dimostrazione di coerenza! Figuriamoci poi ora che arrivano i social network (e quei dipendenti pubblici fannulloni che passano giornate intere a chattare, giammai!), il web (idem come sopra), la cloud (ma scherziamo? I nostri dati chissà dove?). E così molti enti pubblici vietano totalmente non solo l’uso di Facebook ma anche di Internet.
Molti burocrati, se si potesse, vorrebbero la “fine del mondo del 2012” solo per vedere scomparire i computer…

Michele, condivido le tue posizioni, ma lascio uno spazio anche ai “caveat”… il fatto che sia Cloud e che apra grandissime opportunità di mercato non implica che sia risk-less… e la PA si deve chiedere, preventivamente, a quali rischi va incontro prima di adottare soluzioni Cloud o meno.
Ne ho parlato a lungo anche io, in diversi convegni, compresi convegni presso la Commissione Europea che condivide le attenzioni che io segnalo… Guarda qui http://www.slideshare.net/flavia.marzano/scenari-di-cloud-computing-nella-pubblica-amministrazione-opportunit-e-rischi (basta guardare le slide: 9, 10, 30, 33, 36).

Solo attenzione, nessuna furia iconoclasta, per carità… su questo condivido in pieno la tua posizione!

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