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Un nuovo paradigma per le #smartcities. La gestione dello spopolamento e della crisi dopo il caso Detroit.

Nella determinazione delle linee di indirizzo e delle politiche per realizzare città smart, si è sempre partiti dall’assunto che il futuro delle città sarà caratterizzato da una loro costante crescita dovuta all’inurbamento della popolazione terrestre.

Correttamente abbiamo rivolto la nostra attenzione all’uso razionale delle risorse energetiche, degli spazi verdi, alla governance di città dove le relazioni sociali saranno sempre di più complesse.

Eppure stanno emergendo fenomeni che vanno in una direzione opposta a quella ipotizzata fino ad ora.

In queste settimane stiamo discutendo del fallimento dell’Amministrazione di Detroit.

Riporto quanto è stato scritto da un importante quotidiano:

““Siamo una grande città, ma siamo in declino da oltre sessant’anni”, dice Orr nella sua conferenza stampa più triste. Come rimanere a vivere da soli dentro una palazzo: la manutenzione costa, i servizi costano, tutto costa mai soldi non entrano più, visto che la base fiscale a cui far pagare le tasse si è ridotta. Dai quasi 2 milioni degli anni Cinquanta agli ottocentomila abitanti scarsi di oggi, dal 2000 un balzo all’indietro del 26%: il calo è vertiginoso. Una città dentro la città di quasi ottantamila edifici è disabitata, il 40% delle luci stradali non funziona, vigili del fuoco e polizia sono al limite della loro operatività. Gli agenti rispondono al numero delle emergenza, il 911, quasi con un’ora di ritardo, la media nazionale è di 11 minuti. Al contrario della criminalità che invece funziona benissimo contendendo a Chicago il record di violenza e omicidi. E sale pure la disoccupazione che negli ultimi dieci anni è passata dal 7.6% al 18,6%.”

Sempre di più, anche in Italia, specularmente alla crescita di molte aree urbane assisteremo alla crisi delle città figlie del fordismo e dell’industria del ‘900.

Nelle prossime settimane intendo affrontare e sviluppare sempre di più questo tema.

Uno degli assunti dell’urbanistica tradizionale, la sostituzione di cubature con destinazione industriale con altre destinazioni, sta venendo meno. La crisi ha avuto anche questo effetto. Di direzionale e abitativo sfitti è ormai pieno il mondo.

In tutti i casi lo sviluppo dell’Information Technology sta decontestualizzando molte attività. Quello della decontestualizzazione delle attività è un tema che ho affrontato con molta precisione nel mio libro “Smart Cities-Gestire la complessità urbana nell’era di Internet”.

Questa è inoltre la dimostrazione che la visione smart legata all’uso incrementale delle tecnologie è limitata e sbagliata.

Le città del futuro dovranno affrontare in primo luogo problemi di coesione sociale, di ridefinizione della produzione, di ridislocazione degli spazi, del loro recupero “decontestualizzato”.

Le tecnologie ne saranno uno strumento indispensabile. Ma solo uno strumento!!!

Michele Vianello

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