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#smartcities ed ecco gli illusi (e i delusi) dagli errori di Between

Questa mattina ho fatto il mio solito Google Alert sulle parole chiave smart cities e città intelligenti.

La classifica di Between ovviamente impazzava. Ed ecco di seguito un bel pò di articoli.

Giudicate voi il livello di confusione che si è generato.

Ripeto: stilare graduatorie smart è profondamente sbagliato e fuorviante.

Ed ecco a voi la galleria degli orrori. Dalla #smartfuffa alla #smartillusion

Smart City Index: anche l’Italia verso la svolta smart;
Smart City Index, Bari prima città del Sud;

Bari, prima Smart City del sud Italia;

#Bologna: la #città più avanti nel percorso verso la Smart City;

Più che smart siamo smort;

Como non è una città intelligente….;

….. e potrei continuare a lungo con i bestiario!!!!

Michele Vianello

Ecco il riferimento al post di ieri

#smartcities index – Gli errori concettuali di Between

3 risposte su “#smartcities ed ecco gli illusi (e i delusi) dagli errori di Between”

Caro Vianello,

ho letto con interesse le sue osservazioni e con altrettanta franchezza credo le saranno utili alcuni argomenti di seguito esposti:

1. Lo Smart City Index non e’ una classifica buoni vs. cattivi, ma uno strumento di confronto.

La pratica del benchmarking infatti non e’ un’invenzione di chi scrive ma una metodologia scientifica che risale ai primi anni ’70 ed il cui scopo e’ favorire un confronto sistematico fra attori e permettere ai territori (in questo caso) che lo applicano di compararsi con i migliori e soprattutto di apprendere da queste per migliorare. Questo non significa e non implica che debba esistere una sola visione, un solo obiettivo, una sola ragione di Smart City.

Sottopongo alla sua attenzione questo esempio. Durante la prima guerra mondiale alcuni generali europei dovettero affrontare un problema, trasferire ingenti quantitativi di materiali, uomini e cavalli da un luogo all’altro del fronte. Alcuni di essi osservarono che i gestori di attivita’ circensi avevano gia’ risolto un problema analogo. Il processo venne quindi studiato a fondo e adattato in modo innovativo al campo militare. Avviare un percorso di confronto quindi, e’ esattamente il contrario del sistema “chiuso” da lei evocato, ma una grande apertura all’ascolto nei confronti dell’altro.

2. Gli indicatori seguono le Politiche e non viceversa

Per fare il benchmarking occorre scegliere un cruscotto di indicatori che devono essere a loro volta S.M.A.R.T. :

• Specifici (cioè non generalissimi) rispetto all’obiettivo da misurare;
• Misurabili, quantitativamente e/o qualitativamente;
• Accessibili, cioè tali che le informazioni si possano reperire ad un costo accettabile;
• Rilevanti (in italiano è più corretto “pertinenti”) ;
• Tempo-definiti, cioè con una chiara indicazione dell’orizzonte temporale di riferimento.

Esistono diverse tipologie di Benchmarking, competitivo, funzionale, etc. Quello proposto da Between e’ la metodologia che privilegia i processi critici dal punto di vista del Policy maker, sia questo un soggetto pubblico o privato.

Ad esempio, possiamo anche discutere del fatto che la diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali o dei Collegamenti Internet nelle Aule siano o meno una misura del cambiamento qualitativo dei modelli educativi, ma sta di fatto che questi sono i parametri pertinenti rispetto ai bisogni informativi del decisore che li raccoglie.

Allo stesso modo, deve esserle sfuggito che abbiamo introdotto indicatori niente affatto tecnologici quando il policy maker si e’ dato obiettivi in tal senso, qiali ad ad esempio la raccolta differenziata, o la qualita’ dell’aria o la dispersione delle risorse idriche potabili.

Conclusioni:

· Il benchmarking e’ fondamentale ed applicato in moltissimi campi dell’agire umano, può essere utilizzato anche all’essere dell’ambiente urbano
· L’approccio che si basa sull’assessment delle singole progettualità dei singoli comuni e’ altrettanto importante e complementare
· La scelta degli indicatori è frutto di un esercizio complesso che deve bilanciare requisiti che spesso configgono fra di loro, in cui Accessibilità e Rilevanza sono centrali
· la Smart Education piacerebbe a tutti misurarla in modo diverso, ma se poi il MIUR pubblica quei dati, si comincia da quelli lì e poi si fanno evolvere gli indicatori
· misurare la smartness con gli indicatori Between può servire anche per rivedere alcune politiche. Ben vengano proposte in tal senso.
· la smart city è tante cose, non tutte misurabili facilmente allo stesso modo; noi abbiamo cominciato a misurare alcuni fenomeni, e se Lei ne ha misurati altri, ben venga il confronto.
· ogni ranking può essere opinabile, ma tanti sono d’accordo con noi che bisogna cominciare a misurare i fenomeni, cominciando da quelli misurabili

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