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Incubazione e tecnologia

Normalmente non riposto le interviste che mi vengono fatte…è un pò troppo da parvenu:

Questa volta faccio una eccezione. Grazie (troppo buoni) a Treviso System.com.

L’intervista è davvero e bella e, soprattutto, ha il taglio giusto.

Se avete tempo, leggetela.

6 risposte su “Incubazione e tecnologia”

Se per reti di impresa si intende “un agglomerato” messo assieme per ottenere sgravi o benefici…ovvia la mia risposta.
E’ormai imprescindibile che la nostra impresa -piccola e piccolissima- colga il “valore” e i “vantaggi” del mettersi in rete.
Quindi cloud computing di distretto, ecommerce di distretto. Piccolo non è bello…piccolo ti impedisce di competere “alla pari”.
Poi, per carità, vanno bene anche i distretti di rete.

Concordo in pieno con le tue risposte. Ma esiste già che tu sappia in qualche università un master basato su un approccio integrato, ad esempio sulla “pianificazione integrata” di territori/città/…? Pensi possa essere utile/da proporre/spingere?

Caro Nello, onestamente nin lo so. In queste settimane sto provando ad organizzare assieme allo IUAV un Master su interazione Città/Territorio nella logica delle smart cities.

Le giovani menti che si avvicinano alle reti di imprese ovviamente vedono in questo strumento un veicolo per la sostenibilità socio-economica e non un modo per trovare scappatoie all’italaiana.
Le start-up spesso nascono nane e l’unica possibilità di sopravvivenza spesso è l’aggregazione. Se vogliamo l’incubatore è una sorta di rete che mette (o dovrebbe mettere) a disposizione dell’incubato risorse e servizi. Provengo dal mondo universitario ed ho sperimentato la gestione fallimentare di alcuni incubatori.
Personalmente ho riscontrato entusiasmo e fiducia nel nuovo strumento della rete di imprese. Ho invece riscontrato diffidenza da parte di coloro che sono vincolati al mondo accademico e/o della ricerca italiana.
Lei ha idea del motivo?

Buongiorno Nello,
per quella limitata ricerca che ho fatto su internet, non ho trovato corsi/master finalizzati a formare su approcci integrati alla pianificazione del territorio. D’altra parte è difficile mettere insieme accademici di specializzazioni diverse e pesare il loro contributo in relazione all’importanza che la singola disciplina ha in un modello territoriale integrato. Chi si occupa di ICT magari tenderà ad acquisire più spazi rispetto a chi si occupa di sostenibilità ambientale e d energetica.

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