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Codice dell'Amministrazione Digitale

App per la Pubblica Amministrazione. Perché raccontate solo ciò che non va???

Michele Vianello APP Pubblica Amministrazione

Si moltiplicano coloro che offrono app (le più svariate) alla Pubblica Amministrazione, in particolare ai Comuni.

Non voglio fare graduatorie, quindi evito accuratamente di citarle. Interrogate Google digitando “app per i Comuni” e vedrete cosa viene fuori.

Tuttavia la maggior parte delle app riguarda il “decoro urbano”.

Perché si realizza e si dovrebbe adottare una app dedicata al “decoro urbano”???

Una app per il “decoro urbano” dovrebbe consentire ai cittadini, (i quali, ovviamente, sono sempre dalla parte del giusto) di segnalare ciò che non va nella città. Si tratti di buche, di cacche dei cani, di dipinti dei writers, date una app ai cittadini e vi solleveranno il mondo.

Alcune Amministrazioni, in modo un pò improvvido, le adottano, convinti che “fa moderno e tanto digitale”; magari fanno la conferenza stampa (rigorosamente analogica) e annunciano “una ventata di democrazia digitale nella nostra città, utilizzate la app EVVIVA I CITTADINI e tutto funzionerà meglio”.

Qualche settimana dopo si accorgono che la struttura comunale (peggio la segreteria del Sindaco) non risponde ai cittadini. La ventata di democrazia si trasforma in un boomerang micidiale. Si apre un conflitto insanabile tra l’Amministrazione (che non risponde) e i cittadini (che hanno sempre ragione, in quanto cittadini).

Il conflitto a quel punto si trasferisce su Faceboooooookkkkkkk!!!!, la frittata é fatta.

L’Amministrazione a quel punto odierà i social network e ogni riferimento al web. Mettete tra le zampe del Sindaco il digital champion locale e vedrete cosa ne farà!!!

Troppo pessimista??? provare per credere!!!!

In quest’orgia di democrazia e di competenze digitali imposte per legge e “per entusiasmo”, ci si dimentica che se a monte non si cambiano le culture e le strutture organizzative della Pubblica Amministrazione e non si affossa l’idea imperante di “digitalizzazione dell’esistente” non si va da nessuna parte. Sono -saranno- processi lunghi e complessi che toccano milioni di persone, siano esse dipendenti della PA o normali cittadini.

In fin dei conti l’unificazione dell’Italia é stata fatta dalla burocrazia sabauda e non da quella borbonica. Dobbiamo rimontare 150 anni della peggiore burocrazia europea.

La cultura imperante, con qualche ragione, é incentrata su un giudizio negativo “a prescindere” della Pubblica Amministrazione. Poiché il web (che ha sostituito la politica e i partiti) risolverà tutti i problemi (compresa la pellagra nel Polesine) ecco che i nostri startupper, producendo app, aiuteranno a risolvere solo ciò che c’é di negativo nelle città.

Vi siete mai chiesti perché su Facebook (che sta diventando il calderone di tutti i mali del genere umano) si racconti quasi esclusivamente, oltre ai cani e ai gatti, ciò che non va??? Vi siete mai chiesti perché tutto questo cianciare di open data, quasi sempre si traduce nel parlare a vanvera di consulenze e di stipendi dei pubblici amministratori???

Ma, nelle città -e in Italia- non avvengono solo negatività. Nelle nostre città, quotidianamente, vengono generate milioni di azioni virtuose.

Sono azioni che si esprimono in ogni ambito del nostro vivere urbano: nelle imprese, nelle pubbliche amministrazioni, nelle nostre case, milioni persone generano valore civile ed economico. Milioni di persone, inconsapevolmente, svolgono semplici atti che generano sostenibilità ambientale, migliorano il traffico, sostengono una persona svantaggiata, producono in modo diverso straordinari prodotti.

Pensateci bene, sono milioni di azioni positive. Non necessariamente queste azioni positive avvengono grazie al web. Spesso, per fortuna, sono semplici atti analogici.

Peccato che la positività si racconti raramente. I valori e le azioni positive non sono georeferenziati, non sono fotografati (instagrammati) e postati, non trovano mai gli hashtag corretti, non sono utilizzati e veicolati grazie al web.

Raramente siamo storyteller della positività sociale La positività sociale non viene raccontata in modo sistematico.

Una Amministrazione Comunale dovrebbe incentivare la realizzazione di attività (la app ne é solo una conseguenza) di racconto e imitazione dei fenomeni positivi.

E se io raccontassi le azioni di una signora che ogni giorno genera sostenibilità ambientale??? Se il moltiplicarsi di queste azioni diventasse competizione??? Se la competizione venisse organizzata grazie alle tecniche e alle piattaforme ispirate alla gamification??? E se facessimo emergere invece che i nostri “spiriti animali eternamente protestatari” il “lato buono della forza”??? Se raccontassimo grazie al web la positività sociale e la moltiplicassimo???

Usciamo, per cortesia, da una visione solo negativa del mondo e delle nostre città. Cari startupper mi realizzate qualche piattaforma (e app) che segnali il “lato buono della forza” perché questa venga replicata e moltiplicata???

Sono convinto che qualcuno ha già realizzato queste piattaforme, segnalatele, sistematizziamole, georeferenziamo e raccontiamo la positività, hastagghiamola nel modo giusto!!!

Parola d’ordine: raccontiamo la positività sociale.

p.s. chi scrive, in un’altra fase della sua vita e della storia dell’uomo, ha ideato e fatto realizzare (ringrazio ancora le mie vittime in Venis) la prima piattaforma italiana di segnalazione  di “ciò che non andava”: IRIS. Questa iniziativa (pluripremiata) ha avuto successo perché sovvertiva l’idea secondo la quale era l’organizzazione burocratica del Comune a dettare le priorità.

In quel momento, ciò che é stato difficile, più che la realizzazione del software, é stato imporre (verbo forte, ma é avvenuto proprio così) una diversa organizzazione. Non so cosa sia successo negli anni successivi, cosa sia avvenuto. In tutti i casi resta una storia, quella di IRIS, da studiare e da virare al positivo.

CHI VOGLIA CONOSCERE LA STORIA DI IRIS E COPIARE QUELL’ESPERIENZA (MAGARI PER NON RIPETERE I NOSTRI ERRORI) CLICCHI QUI

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