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Dati e open data

Al Forum di SAS. Big data, è solo un problema di numeri??

Sono stato invitato al SAS Forum Italia 2014.

È stata una straordinaria occasione per comprendere, attraverso la voce dei protagonisti, l’evoluzione del mondo degli analytics e dei big data.

SAS si conferma naturalmente come una eccellenza di primissimo piano.

La mia attenzione tuttavia è rivolta a progettare il futuro, a comprendere come l’uso del dato potrà cambiare in meglio, nei prossimi anni, la vita nelle nostre città.

Questa mattina ho sentito parlare dell’analisi dei nostri dialoghi che avvengono sulle piattaforme di social networking.

Ho sentito parlare di miliardi di dati (usati dalle compagnie di assicurazione) generati dall’indagine dei nostri comportamenti sulle strade a bordo delle automobili.

Ho sentito parlare dei dati generati per supportare le attività degli Istituti di credito.

Mi ha colpito e mi ha affascinato l’attività del CERN raccontata da Alberto di Meglio. Set e set di dati “macinati” per estendere la conoscenza dell’uomo. L’evidenziare la necessità di nuove professionalità in grado di supportare le attività pubbliche e quelle private dovrà diventare la missione delle Università e dei centri di ricerca.

Le metodologie di analisi del dato usate dal MilanLab sicuramente non ci faranno -da sole- vincere lo scudetto, ma offrono uno spaccato rilevante dell’uso potenziale dei dati nella medicina.

Tutto bello, molte cose sono già note a molti di noi, altre mi hanno stupito.

Cosa manca?

Clamorosamente mancano le città; meglio le governance cittadine.

I dati generati ai sensori posti nelle nostre automobili potrebbero raccontare l’efficienza delle reti stradali italiane, evidenziare le criticità, i bisogni di manutenzione. Perché questi dati devono essere usati solo dalle compagnie di assicurazione?

I dati sull’uso delle reti che ci forniscono l’energia elettrica ci possono raccontare l’efficienza energetica di ogni singolo edificio e consentire così la messa in pratica di politiche di incentivo/disincentivo dei comportamenti e degli stili di vita.

L’analytics dei nostri dialoghi sui social network (ma perché no dei dialoghi su una nuova generazione di civic media) possono descrivere ad un Sindaco il gradimento delle politiche e delle scelte puntuali. Questi dati ci consentirebbero di monitorare l’efficacia delle politiche di una amministrazione o la customer di un servizio.

Non sfuggirà a nessuno che la profilazione dei nostri gusti e delle nostre esigenze cambia l’idea stessa di universalità (welfare state) dei servizi pubblici.

Sono certissimo che una azienda come SAS ha a disposizione tutti gli strumenti per fornire questa “nuova” generazione di servizi.

D’altronde quando nei miei libri parlo di Smart City, meglio di Città Intelligente, penso alla capacità, consapevolezza, possibilità di gestire i dati, di metterli a disposizione di platee sempre più ampie di city user.

Le scelte, anche legislative, annunciate dal Presidente del Consiglio Renzi di una nuova politica di open data pubblici, potrà generare i suoi effetti positivi, sia sotto il profilo della trasparenza  che sotto quello della generazione del valore, solo se questi dati potranno “metticciarsi” con i dati “privati” ed essere sottoposti a procedute adeguate di intelligence.

Ecco questa è la sfida. Naturalmente non è il fututo. Queste sono attività che possono essere realizzate qui ed ora.

 

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