Categorie
Senza categoria

Obiettivo: rendere le città sostenibili

Di seguito l’intervista che ho rilasciato agli amici di “UrbanoCreativo“. Li ringrazio davvero per la loro amicizia e disponibilità

Rendere le città sostenibili è l’ambizioso obiettivo di Michele Vianello, Direttore del Parco Tecnologico di Venezia. Lo abbiamo incontrato per parlare dei suoi futuri progetti e dei preparativi per Ecomondo.
Proprio in occasione della fiera internazionale dedicata al recupero di materia ed energia e allo sviluppo sostenibile, che si terrà a Rimini dal 9 al 12 novembre, Vianello ha deciso di intraprendere un percorso diverso dal solito, dando più spazio e voce alle persone nella costruzione di quelli che saranno poi i temi affrontati durante la fiera. Come? Lanciando in rete, attraverso siti, blog e social network questo messaggio: “Mi piacerebbe proporre un percorso diverso dal solito, più partecipato, tale da provocare una discussione approfondita. (…)Una strada diversa? Semplicemente, anticipiamo negli spazi virtuali quanto poi discuteremo o presenteremo nell’ambito della Fiera. Costruiamo un market place di buone pratiche, di segnalazione di prodotti, di idee, di conoscenze.”

Il perché di questa scelta ce lo spiega direttamente Vianello:“Oggi, se si vuole comunicare con le persone, è indispensabile costruire un sistema di social network, creando una sorta di mash up tra tutte le forme di media. La rete è uno strumento molto importante che abbiamo a disposizione per realizzare i nostri progetti  ma dobbiamo anche svilupparlo e sfruttare meglio le sue potenzialità.”
Come si possono utilizzare i social network per coinvolgere le persone? “I social network  servono per comunicare coinvolgendo le persone. Questi mezzi infatti funzionano solo se tu ti metti al pari degli altri comunicatori”. Vianello ha creato una pagina Facebook dove tutti possono proporre le proprie idee per le città sostenibili di domani. Le migliori idee, e i migliori temi affrontati, verranno poi discussi in fiera. Come sta andando questa iniziativa? “Sta funzionando. Su Facebook abbiamo già avuto più di 2000 collegamenti, quindi possiamo dire di aver ricevuto una risposta positiva, c’è interesse in queste materie e le persone interagiscono con noi. Tra pochi giorni, poi, lancerò sempre su Facebook anche il tema “Mitchell” con l’obiettivo di porre fine al sovrautilizzo del termine smart city. Le idee che arriveranno su Facebook, non solo verranno portate a Rimini, ma saranno il vero cuore della discussione che organizzerò per Ecomondo”.
Parliamo di Smart City: che significato ha per lei? “Prima di tutto io vorrei distruggere, per così dire, il concetto di smart city. Oggi questo termine è assimilato esclusivamente ad oggetti di arredo urbano. In rete quando si cerca “smart city” si ottengono come risultato elenchi di prodotti aziendali mentre non dovrebbe essere così. Questo termine ormai circola troppo ed è sovrautilizzato”. Come è meglio chiamare le città intelligenti? “Io preferisco chiamarle ora “città di bits”, nome tratto dall’omonimo libro di William Mitchell scritto nel 1995. Le città di Mitchell sono città di interazione di dati. Il tema che presto lancerò sarà proprio discutere le previsioni di Mitchell e se si sono avverate  o meno”. Invece per quanto riguarda il Parco Tecnologico di Venezia che progetti ha per il prossimo futuro? “Ora metterò a disposizione di imprese e aziende uno spazio di cloud computing. Io procurerò server e i mezzi necessari e le aziende potranno venire a presentarsi, a presentare i loro progetti e a svolgere servizi di formazione”.
Un parere sulla situazione dell’Italia e sul suo futuro. Cosa ci manca? “In Italia manca l’idea dell’industrializzazione, manca la cultura che c’era quando ero bambino io. A quei tempi mio padre si sacrificava per farmi studiare perché credeva nel cambiamento. Era un’epoca in cui ancora si credeva che il mondo poteva cambiare e le persone quindi si adoperavano per quella convinzione. Non si investe sul futuro. Bisognerebbe puntare su investimenti diretti alla conoscenza e non sulla pietra. Oggi si pensa più a riparare una strada che a creare il futuro dei nostri figli”.


 

Lascia un commento