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“L’Italia che verrà”, speranze per l’economia del nostro Paese. Venezia al 45° posto

La Fondazione Symbola ha presentato ieri al VEGA il rapporto “LItalia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori“.

Il rapporto, di grandissimo interesse, è stato redatto in collaborazione con Unioncamere.

L’obiettivo del Rapporto è quello di individuare il peso che l’industria culturale esercita sull’economia nazionale e quella delle singole provincie.

I settori analizzati spaziano dalla comunicazione e branding, ai film, dalla produzione dei videogiochi e software al design.

Sono compresi anche i settori artigianali che trattano il frutto della creatività, che fanno della creatività la forza del loro prodotto.

Insomma, si tratta di settori produttivi ad alto valore aggiunto che, in una qualche maniera, possono generare forte innovazione nei prodotti e nei processi produttivi.

Sono quei settori che impiegano come “forza lavoro” molte di quelle persone che Richard Florida e Irene Tignali hanno definito nei loro studi gli “analisti simbolici”. Si tratta di quelle professioni che ogni area urbana cerca di attirare, sono le nuove classi dirigenti, sono ricchezza sociale.

La forza dei settori produttivi analizzati dal rapporto è stata quella di interpretare in modo innovativo la ricchezza culturale “oggettiva” offerta dal nostro Paese, dall’Italia.

Anche per questo motivo nell’indagine è stato escluso il peso dell’economia turistica “in quanto tale”.

I settori creativi (l’Italia del futuro) generano grande ricchezza per l’Italia (5% della ricchezza prodotta, pari a 68mld di euro) e tanta occupazione pregiata, anche tra i giovani (il 5,7% dell’occupazione italiana).

I tassi di crescita (sia per la produzione, che per l’occupazione), pur in un periodo di crisi, sono sempre sostenuti, sono abbondantemente al di sopra della media nazionale.

Interessante è esaminare la graduatoria delle Pprovincia.

Le prime sei Province italiane sono Arezzo, Pordenone, Vicenza, Pesaro e Urbino, Pisa, Treviso. In queste Province il tasso di incidenza sul totale del valore aggiunto varia dal 8,5%, al 7,2%.

Ciò che mi ha fatto riflettere (trovo conferma a molte delle mie tesi) è il posizionamento al 45° posto della Provincia di Venezia. (Incidenza 4% n.b. Milano, Roma e Firenze sono rispettivamente al 7/8/9 posto nella graduatoria nazionale).

La riflessione che si dovrebbe serenamente iniziare è che nella nostra Provincia lo straordinario giacimento culturale non genera occupazione e ricchezza indotta. Pare un mondo chiuso e autoreferenziale. L’altra riflessione dovrebbe essere quella che la produzione manifatturiera e culturale è ancora dislocata prevalentemente nei settori tradizionali a basso valore aggiunto.

Ma, soprattutto, dovremmo prendere atto che l’economia del turismo, pur generando una infinita ricchezza (ricordo che Venezia è la terza città più ricca d’Italia dopo Milano e Roma) non  produce un indotto innovativo.

Ovviamente qualcuno prima o poi, spero non di fronte alla crisi, dovrà fare scelte strategiche.

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