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Internet tra censura, privacy e libertà di informazione – Le mie conclusioni

L’Ordine dei Giornalisti del Veneto ha organizzato, ieri, al VEGA un seminario dal titolo: “Internet tra censura, privacy e libertà di informazione”.

Argomento interessantissimo. I Relatori di grande competenza: Giorgio Battaglini, Mauro Paissan, Sergio Maistrello. Più modestamente le conclusioni affidate a me.

Il tema come è evidente, rappresenta punti controversi, molto dibattuti, di grande interesse. In fin dei conti ne va del futuro del più importante strumento di comunicazione che l’umanità abbia mai avuto a disposizione.

Già da questa frase finale si capisce come la penso.

Alla luce della discussione mi sento di sottolineare queste considerazioni.

Come ha sostenuto qualche anno fa da Jeremy Rifkin nell’epoca di internet è maturato un nuovo diritto universale: “il diritto ad avere una vita relazionalmente più ricca”.

L’ansia (la necessità) di trovare regole e tutele nel mondo Internet deve partire quindi da un presupposto: alla base di tutto ci stanno dialoghi tra persone, tra esseri umani che esercitano un diritto universale.

Questo concetto, per me fondamentale, non è chiarissimo ai legislatori.

E, in tutti i casi, poiché trattiamo di un diritto universale, esercitato in un ambito che esce dalla dimensione nazionale, è complicatissima una norma che pretende di limitare i diritti in uno Stato, piuttosto che in un altro.

I miei migliori auguri agli improvvidi censori, o tutori della “privacy su scala nazionale”!!!!

Una seconda considerazione. La mia impressione è che si faccia una confusione infinita tra Internet e WEB.

Cosa si vuole normare (o limitare): l’uso di Internet o l’uso delle piattaforme WE? Capirete che è una questione essenziale.

Se è corretto limitare il potere monopolistico di Google nell’acquisizione e nella diffusione della pubblicità (o rendere più trasparente l’uso che fa Facebook dei nostri dati personali) è concettualmente sbagliata la pretesa di attribuire ad un blogger o ai padroni di TWITTER la responsabilità del contenuto dei post (o dei twit).

Mentre nell’epoca degli atomi la difesa della privacy (e della nostra storia) assumeva un valore etico, nell’epoca dei bit la conservazione delle informazioni e della memoria assume un significato totalmente diverso. La conservazione dei bit (della memoria e dei dialoghi) è concettualmente più importante.

Io mi occupo di città intelligenti. I dialoghi di persone o di macchine che consentono un migliore sviluppo dell’ambiente urbano vanno messi in relazione tra di loro, diffusi per consentire forme migliori e più democratiche di governance.

Egualmente, la carta stampata non consente un diritto alla replica se non dopo ingiunzioni di legge o richiami alla legge. Le piattaforme web (bidirezionali) ci danno strumenti di autodifesa enormemente più forti.

La mia impressione è che l’ansia di normare nasconda spesso la difesa di poteri esistenti compresi quelli dei media tradizionali e dei giornalisti tradizionali. Che si vogliano estendere al mondo dei bit le regole del mondo materiale.

Mi consola l’idea che la rivoluzione in corso sia talmente dirompente e veloce da impedire scelte affrettate, inevitabilmente inefficaci.

Però regole servono, dettiamole noi (che viviamo nel Web) prima che lo facciano i nemici del Web.

4 risposte su “Internet tra censura, privacy e libertà di informazione – Le mie conclusioni”

Il problema della “censura” sopraesposto e’ corretto ma mi apre manchi un pezzo, forse ne avete parlato al covegno.
la velocita’ con il quale il regime Egiziano ha spento internet dovrebbe impressionare tutti. Non e’ un mero problema di censura ma di inibizione lai media che mi preoccupa. Non e’ Twitter che ha fatto cadere il regime, ma certamente ha aiutato. Geiger, bolge etc. Senza una rete “libera” e’ il problema.
Il 27 gennaio alle 22:30 GMT ha staccato internet. Letteralmente il c.d. Border gateway protocol che gli ISP usano per interconnetersi. Questo ha tagliatofuori l’Egitto dalle mappevirtuali di Internet. Fare questo in occidente dove gli ISP sono molti di più e’ molto piu’ difficile ma non impossibile. In Egitto si e’ sfruttato poi, il fatto che Google e Twitter hanno lanciato “speak to’ tweet” che ha permesso a molti di lasciare audiomessaggi, che poi venivano ri-uploadati su Twitter e la comunicazione e l’informazione ha continuato a circolare.
Il punto non e’ discutere sulle rivoluzioni della regione MENA. (middle east e north Africa), ma ristabilire alcuni principi fondamentali x la effettiva libertà di informazione e la “cura” da tutte le censure;
1) la neutralità della rete
2) la impossibilita’ effettiva di un unico organo di controllo della rete e delle sue manifestazioni.
Questa e’ la terra incognita in cui molti leones vogliono attirare, con la scusa della privacy, della sicurezza e della “protezione dei cittadini”, un’ opinione pubblica distratta e poco informata su temi, per altro, piuttosto semplici da capire.

Coridali saluti
Filippo Zanella

Caro Filippo hai assolutamente ragione. Le tue obiezioni le ho sollevate anche io ad altri relatori. I regimi illiberali tendono ad intervenire impedendo che la “notizia scomoda” varchi i confini virtuali del loro Stato. Una effettiva neutralità della rete (per questo distinguo tra internet e web) può garantirci maggiormente.

Il problema della “censura” sopraesposto e’ corretto ma mi apre manchi un pezzo, forse ne avete parlato al covegno.
la velocita’ con il quale il regime Egiziano ha spento internet dovrebbe impressionare tutti. Non e’ un mero problema di censura ma di inibizione lai media che mi preoccupa. Non e’ Twitter che ha fatto cadere il regime, ma certamente ha aiutato. Geiger, bolge etc. Senza una rete “libera” e’ il problema.
Il 27 gennaio alle 22:30 GMT ha staccato internet. Letteralmente il c.d. Border gateway protocol che gli ISP usano per interconnetersi. Questo ha tagliatofuori l’Egitto dalle mappevirtuali di Internet. Fare questo in occidente dove gli ISP sono molti di più e’ molto piu’ difficile ma non impossibile. In Egitto si e’ sfruttato poi, il fatto che Google e Twitter hanno lanciato “speak to’ tweet” che ha permesso a molti di lasciare audiomessaggi, che poi venivano ri-uploadati su Twitter e la comunicazione e l’informazione ha continuato a circolare.
Il punto non e’ discutere sulle rivoluzioni della regione MENA. (middle east e north Africa), ma ristabilire alcuni principi fondamentali x la effettiva libertà di informazione e la “cura” da tutte le censure;
1) la neutralità della rete
2) la impossibilita’ effettiva di un unico organo di controllo della rete e delle sue manifestazioni.
Questa e’ la terra incognita in cui molti leones vogliono attirare, con la scusa della privacy, della sicurezza e della “protezione dei cittadini”, un’ opinione pubblica distratta e poco informata su temi, per altro, piuttosto semplici da capire.

Coridali saluti
Filippo Zanella

Caro Filippo hai assolutamente ragione. Le tue obiezioni le ho sollevate anche io ad altri relatori. I regimi illiberali tendono ad intervenire impedendo che la “notizia scomoda” varchi i confini virtuali del loro Stato. Una effettiva neutralità della rete (per questo distinguo tra internet e web) può garantirci maggiormente.

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