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Smart city - Smart Citizen

CHI FA LA SMART CITY? NUOVE SFIDE PER CITTADINI E AMMINISTRATORI

Questa è la recensione al mio libro Smart Cities gestire la complessità urbana nell’era di Internet, pubblicata dall’Editore Franco Angeli.

È molto bella, risponde davvero al mio pensiero. Per questo voglio condividerla con voi.

“Michele Vianello propone al lettore di sognare insieme a lui un futuro ispirato all‟ottimismo e alla condivisione in cui realizzare la città

intelligente (smart city). Immagina un ambiente urbano in cui uomini e oggetti nella loro quotidiana azione ed interazione, producano e trasmettano informazioni che, messe in relazione tra loro, permettano di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

L‟impiego di nuove tecnologie quali sensori, social network e cloud computing permetterebbe di raggiungere tale obiettivo già oggi. Fenomeni ed

eventi che riguardano la città possono essere infatti misurati da appositi sensori collocati in oggetti e spazi urbani (ad esempio, sensori posti sui semafori

permetterebbero il rilevamento della qualità dell‟aria, mentre integrati nei cestini indirizzerebbero la raccolta dei rifiuti). Il singolo cittadino d‟altro canto è

in grado di fornire dati di interesse comune condividendo in tempo reale informazioni sui servizi o le strutture pubbliche (ad esempio riguardanti traffico

o affollamento e ritardi dei mezzi pubblici) attraverso i social network, utilizzando smartphone e altri dispositivi mobili. A tutto questo vanno poi aggiunti

i dati naturalmente in possesso delle amministrazioni o di alcuni stakeholder privati che controllano informazioni di interesse pubblico. Tutto ciò rappresenta un bacino enorme di informazioni sui fenomeni e servizi più vari, delle più varie provenienze e adatte alle più varie funzioni. Nel momento in cui tali dati vengono interconnessi e messi in sistematica relazione in tempo reale attraverso il cloud computing, si genera un ambiente informativo articolato e potenzialmente molto produttivo per il cittadino, in cui l‟aggiornamento di ciascuna componente, o sottoinsieme di informazioni, contribuisce alla continua

ridefinizione del sistema, al miglioramento della qualità dell‟informazione complessiva e della qualità di vita delle persone ed al benessere ambientale.

Vianello spiega in modo originale come i dati siano una risorsa, una vera e propria ricchezza se utilizzati in modo consapevole.

Il libro è di per sé ricco di spunti, fornisce al lettore una quantità di informazioni, ma allo stesso tempo stimola il lettore ad informarsi al di fuori ed oltre

il libro stesso: sono continui i rimandi a Wikipedia, ma anche a pagine web, video, piattaforme online e persino giochi di simulazione virtuale. La lettura

risulta scorrevole e, nonostante il susseguirsi di indicazioni e riferimenti sia serrato, le pagine scorrono l‟una dopo l‟altra come fosse una chiacchierata.

Ciò grazie anche ad un registro linguistico spesso colloquiale, non inutilmente tecnico ed all‟espediente utilizzato dall‟autore di rivolgersi al lettore apertamente, interpellandolo in modo diretto, ed ottenendo così l‟effetto di un accresciuto coinvolgimento.

Il libro, che vuole raggiungere sia il privato cittadino che la Pubblica amministrazione, fornisce una mole di informazioni dettagliate, presenta esempi virtuosi di progetti già realizzati e propone possibili percorsi per concretizzare una nuova concezione di governance. Allo stesso tempo però sono numerose

le questioni lasciate volutamente aperte o risolte solo parzialmente ed in termini generali, in modo che ciascuna amministrazione locale interessata possa

trovare ricette adatte alla propria specifica realtà, riflettendo sulle caratteristiche del territorio e realizzando le proposte che meglio si adattano a particolari

necessità. Il processo decisionale partecipativo auspicato nel libro, per sua stessa natura, non può far altro che valorizzare le soggettività degli stakeholder

coinvolti, creando modelli unici e irripetibili, necessariamente differenziati gli uni dagli altri.

Aperte, e forse in parte sottovalutate, restano le questioni di come gestire la privacy degli individui e come utilizzare i social network per garantire l‟ascolto dei cittadini senza rischiare di perdersi nel “chiacchiericcio” che a volte domina questi mezzi di informazione, mentre all‟orizzonte di tutto sorge il problema dei vincoli legislativi, i quali, come sappiamo, sono a volte estremamente

resistenti al cambiamento nel nostro paese!

Il valore aggiunto del libro, crediamo, sta soprattutto nel proporre un nuovo approccio alla governance cittadina che grazie all‟utilizzo consapevole delle

nuove tecnologie, piegate alle necessità dell‟uomo, rende più semplice il coinvolgimento dal basso (bottom-up) dei cittadini non solo nella raccolta e

canalizzazione di informazioni utili, ma anche nella costruzione di una narrazione condivisa. Nonostante questo, l‟autore ricorda più volte come la decisione finale riguardo alle proposte di gestione della collettività resti comunque in capo all‟amministrazione, secondo quanto previsto dai processi di democrazia rappresentativa. Nel complesso, la nuova auspicata governance dovrebbe essere una sintesi ed un punto d‟incontro virtuoso tra un processo di coinvolgimento dal basso e decisioni prese dall‟alto. Per trasformare tutto ciò in realtà, però, manca a nostro avviso una riflessione su ciò che purtroppo non è solo un dettaglio: la fiducia nelle istituzioni e in chi le amministra.

Cerchiamo di spiegarci meglio: il fatto stesso di consultare i cittadini, o più in generale gli utenti della città (city user) potrebbe generare in questi ultimi l‟aspettativa di vedere poi realizzata la soluzione da loro proposta. Se questa cosa non può essere garantita a tutti, dal momento che city user diversi possono

proporre soluzioni diverse e che la decisione finale sarà comunque solo una e verrà fatta da un amministratore, perché non si verifichino frustrazione o

peggio ancora senso di inganno, è necessario che il singolo cittadino abbia la solida convinzione che l‟amministratore agirà in modo onesto, consapevole e a favore del benessere comunitario. Ecco, purtroppo questa sicurezza allo stato attuale non c‟è e crediamo sia illusorio pensare di poter costruire un coinvolgimento dal basso senza prendere in considerazione questo aspetto.

Interessante anche la considerazione che prevede la necessità di passare dal concetto di “cittadino/residente” a quello di “city user”, dal momento che vivere

una città ha significati molto più ampi che il semplice abitarla, ma anche in questo caso crediamo sia necessario un radicale cambio culturale che purtroppo

non sarà immediato. Basti pensare a come sono stati impoveriti gli arredi urbani negli ultimi anni: persino le panchine e le fontanelle in molte città sono state eliminate nel timore che venissero utilizzate da qualcuno non considerato residente a pieno titolo e lo stesso destino hanno avuto le panche e gli sgabelli di alcune stazioni, privando così di un servizio persino i cittadini/ residenti! Per evolvere nella direzione di una società ed una città smart, come auspicato da Vianello, occorre avere ben chiara l‟importanza di un‟attitudine culturalmente aperta e includente.

Roberta Panzeri e Carlo Gianelle

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