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Caio e l’Agenda Digitale

L’amico Matteo Peppucci ha pubblicato oggi un ottimo articolo su Pionero “Agenda Digitale, Caio punta alla qualita’ dei servizi al cittadino. Passi la banda larga, ma la carta d’identita’ elettronica non si sostiene piu’“.

Ovviamente concordo integralmente con i contenuti dell’articolo. Se poi Matteo parla di “digitalizzazione dell’esistente”, “carta d’identità elettronica”, wow!!!! ci siamo, finalmente un adepto.

Quindi, perché scrivo?

Scrivo per evitare che Matteo, Gigi Cogo, il sottoscritto (e molti altri) facciano la figura di quelli che sono sempre contro.

L’Agenda Digitale italiana non è costituita da un assieme di provvedimenti di autoriforma della Pubblica Amministrazione. L’Agenda Digitale italiana è costituita da un assieme organico di interventi di lunga durata destinati a modernizzare il Paese.

L’Agenda Digitale è la capacità/possibilità di intervenire su storici ritardi italiani-risolvendoli- attraverso un uso consapevole da parte di tutti i soggetti (PA, imprese, city user) delle tecnologie I.T..

L’I.T. consente di dare competitività alle imprese, l’I.T. consente di riformare intimamente i modelli di apprendimento, l’I.T. consente di cambiare le nostre città, l’I.T. consente di rendere efficiente la Pubblica Amministrazione. La cultura I.T. necessita, per affermarsi, di un piano di alfabetizzazione digitale del Paese.

Tutti, a partire dal Presidente del Consiglio dei Ministri soffrono di divide culturale in materia di I.T.. Non si spiegherebbe altrimenti il contenuto magro e deludente (per la parte I.T.) del Decreto del Fare.

L’I.T. non è “digitalizzazione dell’esistente”, è lo strumento per cambiare radicalmente lo stato delle cose.

L’I.T., non è banda larga, wifi (più o meno libero), carta d’identità elettronica e PEC.

Chi scrive non intende digitalizzare la burocrazia, la burocrazia va eliminata. L’I.T. ci aiuta ad eliminare la burocrazia. In questo processo probabilmente ci saranno delle vittime. Certamente ci saranno delle vittime se il cambiamento non verrà gestito consapevolmente.

Per questi motivi mi rifiuto di partecipare al lavoro di emendamento del Decreto che stanno facendo alcuni amici. Li capisco e ammiro la loro volontà, ma non ha senso perdere tempo.

Ritengo che sia giunto il momento di affermare la necessità di una sorta di Rivoluzione Culturale (non quella cinese, per carità di Dio).

È necessario che affermiamo  un pò di radicalità e soprattutto abbandoniamo l’idea che il nostro orizzonte di innovatori disubbidienti debba ridursi esclusivamente al mondo della Pubblica Amministrazione.

Cari amici il nostro orizzonte è la rivoluzione digitale in Italia.

Michele Vianello

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