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Ai cari amici di Urbino #smartcities

Urbino nuova capitale del Rinascimento digitale.

L’avvento di Internet ha segnato una vera discontinuità nella costruzione e nella diffusione della conoscenza e del sapere.

Il sapere è sempre stato identificato in una sorta di autorevolezza “verticale”.

Nell’epoca delle piattaforme web il sapere è frutto di collaborazione orizzontale. Gli hyperlink (collegamenti ipertestuali) consentono l’affermarsi e lo svilupparsi di sinapsi.

 

Gli ambienti urbani nell’epoca del fordismo sono stati concepiti come funzionali ad una organizzazione verticale del lavoro e all’alienazione delle conoscenze.

Il tessuto urbano è stato considerato più come una somma di funzioni che come un organismo.

Parallelamente la produzione è stata progressivamente espulsa dai tessuti urbani in quanto considerata ambientalmente e socialmente impattante.

Quel modello produttivo è finito (o sta finendo).

E’ necessario quindi ripensare i nuovi modelli urbani dell’era di Internet.

Quando parliamo di smart cities siamo abituati generalmente a parlare di tecnologie o ad associare l’idea di città smart ai grandi centri urbani. All’opposto ritengo che i centri urbani italiani medio/piccoli -soprattutto quelli che hanno una storia e una identità molto affermate- possano avere maggiori opportunità per affermare politiche di innovazione smart.

Questi nuovi tessuti urbani potranno costituire l’esempio della città nell’era di Internet.

Nel caso di città straordinariamente ricche di cultura, come è il caso di Urbino, la sfida dovrebbe svolgersi attorno ad un duplice binario.

Da un lato la possibilità/opportunità di popolare un centro storico di “attività produttive” ricche e pervasive di cultura orizzontale, dall’altro lo sviluppare politiche inclusive fondate sull’affermazione dell’uso delle reti e della conoscenza “orizzontale”.

I fab lab (l’idea di costruire un fab lab iall’interno di strutture storiche), in questo contesto, possono diventare assieme un luogo di formazione di nuovi produttori, dall’altro un luogo dove i city user possono sviluppare nuove modalità di autoproduzione. Ad un fab lab inoltre si possono associare funzioni di coworking.

Il lavoro in questo modo potrà essere riconsiderato in forme nuove. Il fab lab potrebbe costituire una sorta di micro organismo che genera innovazione.

Michele Vianello 

 

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