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8 principi base per realizzare l’alfabetizzazione digitale

Michele Vianello - alfabetizzazione digitale - competenze digitali

Alcune Amministrazioni locali hanno intrapreso, o stanno intraprendendo, attività di alfabetizzazione digitale della popolazione.

Mi permetto, di seguito, di elencare alcuni principi di fondo da osservare per evitare di ingenerare inutili aspettative, e per ottenere risultati duraturi nel tempo.

1) non si è alfabetizzati digitali una volta per sempre. Il mondo dell’Information Technology è in costante trasformazione. Il mondo dell’Information Technology muta a velocità mai conosciuta nella storia del genere umano. L’alfabetizzazione digitale deve dare gli strumenti culturali per scavare con curiosità questo mondo e trarne tutti i benefici disponibili.

2) l’alfabetizzazione digitale non andrà rivolta solo agli anziani, come comunemente si pensa. Tutta la popolazione, a partire dai principali decisori e Stakeholders, versa in un penoso stato di divide digitale. Avere un tablet sotto il braccio o usare il telepass non è sintomo di alfabetizzazione digitale.

3) l’alfabetizzazione digitale è un moderno diritto di cittadinanza. Internet è una straordinaria miniera di sapere. Bisogna però conoscere e condividere dove c’é l’oro da scavare e dove invece c’é solo inutile pietrisco. Tuttavia, non tutti sono (e saranno) interessati ad Internet. Molte persone di ogni generazione vivono bene senza Internet. Non facciamogliene una colpa.

4) abbandoniamo quell’aria di superiorità che contraddistingue i “guru del digitale”. Internet non è una religione, né costituisce la terra promessa. Se vogliamo che Internet si affermi come strumento di progresso civile ed economico (quale può essere) non abbiamo bisogno di sprezzanti sacerdoti. Per affermare la cultura di Internet abbiamo bisogno di utili e umani volontari.

5) l’alfabetizzazione digitale è, prima di tutto, una lezione di consapevolezza. Internet é la rivoluzione della conoscenza e del sapere. Internet é uno strumento nelle mani del genere umano per dialogare meglio.

6) l’alfabetizzazione digitale non si riduce ad insegnare a spedire una mail o ad accendere un account su Facebook. Né tantomeno l’alfabetizzazione digitale é una lezione ai dipendenti comunali sulle inutili leggi che impediscono a Internet di affermarsi nella Pubblica Amministrazione. L’insegnante é un umanista che si è impadronito del web.

7) l’alfabetizzazione digitale é una lezione sulla sharing society (prima ancora che sulla sharing economy). Alfabetizzare é insegnare le virtù, i vantaggi, le modalità della condivisione.

8) ….. traete ora tutte le considerazioni che volete sulle cosiddette “competenze digitali”. L’alfabetizzazione digitale non é una cosa da affidare agli informatici.

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3 risposte su “8 principi base per realizzare l’alfabetizzazione digitale”

Tanto è centrato il post, tanto è infelice la chiusa.
Chiunque si proponga di fare alfabetizzazione digitale deve avere certe competenze tecniche. E perciò deve essere “anche” abbastanza un informatico. Certo, deve saper fare anche altro. Ma si dà il caso che l’informatica non è solo programmazione o configurazione, né lo è mai stata.
Ci sono informatici-solo-informatici come ce ne sono di competenti in una manciata di professionalità.
Dall’altra parte, ci sono persone di estrazione non informatica che “fanno” gli informatici. Fra questi, alcuni hanno acquisito reali competenze (diventando quindi anche informatici) e altri che sanno fare clic sui bottoni giusti e pensano che l’uso di uno strumento faccia una competenza (Uso photoshop = sono un grafico è idiota quanto “so dosare un antibiotico = sono un medico)
Vediamo di non far di tutta l’erba un fascio e ragioniamo sulle competenze.

Iniziamo ad eliminare la parola “guru” e tutte quelle parole che fanno sembrare l’informatica una religione o una fede, o peggio una setta riservata a pochi adepti. Ben vengano tutti quei termini che richiamano alla condivisione, all’inclusione e alla socializzazione.

D’accordo su quasi tutti i punti del post. Purtroppo la chiusura è la solita generalizzazione contro una categoria di persone, gli “informatici”, che peraltro è difficile da definire in modo chiaro. Eppure mi sembra che abbiamo carenza di buoni sviluppatori e progettisti software. Se continuiamo a relegare anche gli informatici validi a ruoli marginali dubito che riusciremo a colmare certi divari digitali. Altrove le cose vanno diversamente.
Aggiungerei infine che manca una cultura della condivisione. Le competenze crescono confrontandosi ed esponendo il proprio sapere in un confronto con quello degli altri. Condividendo e confrontandosi ci si espone a critiche ma si cresce.

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